Impianti sciistici

Appello per salvare la Val Nambino in Alta Val Rendena - Trentino

data: 
Giov, 14/11/2013

Buona sera.

Invio in allegato il testo dell'APPELLO per salvare la Val Nambino e l'area dei 5 laghi in alta Val Rendena, presentato questa mattina a TRENTO
in una conferenza stampa convocata dalle 8 associazioni promotrici (CIPRA Italia, FAI, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, PAN - EPPAA e WWF).

Grazie per l'attenzione. Cordiali saluti.

Salvatore Ferrari
Consigliere della sezione trentina di Italia Nostra

Tiarno di Sopra - Lettera al sindaco

data: 
Lun, 03/10/2005

 

Osservazioni in merito all’alienazione di territorio comunale (delibera del consiglio comunale n. 23 del 1 agosto 2005) e alla variante al piano regolatore generale del comune di Tiarno di Sopra (delibera n. 24 del 1 agosto 2005) ai sensi art.40 della L.P. 22/91

Egr. Signor Vito Oliari
Sindaco del Comune di Tiarno di Sopra

Egregi Signori consiglieri comunali

Sorprende che esista ancora un comune in Trentino che proponga uno sviluppo della propria comunità basato su modelli di “consumo del territorio” ormai superati e in molti casi rivelatisi anche dannosi.

La zona interessata dalla variante presenta caratteristiche ambientali eccezionali, tanto da ricadere in un SIC (Sito di Importanza Comunitaria) previsto dalla direttiva Habitat della rete europea “Natura 2000” ed essere contigua al Parco Naturale dell’Alto Garda della Regione Lombardia e ad un’area del territorio trentino che il PUP considera meritoria di essere tutelata ed organizzata a Parco (Parco del Cadria).

La conca di Tremalzo rappresenterebbe, quindi, l’anello di congiunzione tra Parco trentino e Parco lombardo, con tutte le conseguenti possibilità di vera promozione dell’area – anche economica – conservando le connotazioni ambientali ed eventualmente risanando le strutture fatiscenti di precedenti iniziative di “valorizzazione”, che si sono trasformate in “ferri vecchi”.

Dall’analisi del “progetto di sviluppo di Tremalzo”, alla base della presente variante, emerge chiaramente come si sia di fronte all’ennesima operazione di carattere immobiliare destinata:
1. ad espellere le tradizionali attività agricole e pastorali, da sempre importanti componenti dell’economia del comune di Tiarno di Sopra;
2. a “svendere” un patrimonio comunitario (uso civico), di ben 41.295 mq, con una inadeguata compensazione di ricaduta economica, secondo modelli già disastrosamente sperimentati in passato in altri comuni della Provincia di Trento.

Tale “svendita” può far intravvedere responsabilità di ordine contabile e penale per quegli amministratori che si rendessero responsabili dell’operazione. Motiviamo queste considerazioni, in base a precedenti esperienze, dove simili operazioni hanno portato in tempi rapidi a trasformare le strutture ricettive in residence e seconde case (Madonna di Campiglio, San Martino di Castrozza, Lavarone, ecc…), senza quindi ricadute in termini occupazionali e senza apportare benefici alle comunità locali. Accanto all’enorme sacrificio patrimoniale e agli ingenti costi per le infrastrutture di servizio a carico del Comune e degli altri Enti pubblici, che saranno chiamati a contribuire alla realizzazione del progetto, va segnalato, come ulteriore conseguenza negativa, lo spostamento del bestiame in una nuova malga ancora da costruire ad una quota inferiore rispetto a quella attualmente in funzione, che si propone di trasformare in ristorante.

Ciò può comportare problemi legati allo smaltimento delle deiezioni bovine e alla mancata concimazione naturale dei prati a monte. Appare, inoltre, ridicolo, a nostro parere, che il bestiame venga “cacciato” dalla sua sede storica e funzionale, riconvertendo la casera in “museo della malga”! Il carattere meramente speculativo-immobiliare dell’operazione si manifesta osservando il rapporto tra le previsioni del numero di sciatori e l’abnorme aumento delle volumetrie edilizie, che oltre all’ampliamento e talvolta al raddoppio (si veda il caso dell’ex Hotel Tremalzo) delle strutture esistenti, prevede nuovi fabbricati con un’aggiunta di volumetria di almeno mc. 60.500. La netta subordinazione ad interessi privati è evidente sia nella proposta di spostamento – con ulteriore consumo di porzioni considerevoli di bosco – della strada provinciale, sia nella previsione di far fronte ai fabbisogni termici invernali dei nuovi complessi con una centrale di teleriscaldamento alimentata dagli scarti lignei della Val di Ledro. In conclusione, per le considerazioni sinteticamente sopra illustrate, la sezione trentina di Italia Nostra onlus ritiene la variante al PRG lesiva degli interessi collettivi non solo locali, per cui propone lo stralcio completo di quanto deliberato.

Il Presidente della sezione trentina di Italia Nostra onlus
Ing. Paolo Mayr

Aggiornato il 25 ottobre 2005

Impianto di collegamento San Martino di Castrozza-Passo Rolle, novembre 2007 - Osservazioni al progetto

data: 
Mar, 26/02/2008

Committente: Consorzio Impianti a Fune S.Martino di Castrozza – Passo Rolle

Le sottofirmate associazioni presentano, ai sensi della L.P. 28/88, le seguenti osservazioni al progetto di “Impianto di collegamento San Martino di Castrozza-Passo Rolle e sovrappasso sciatori al Passo Rolle”.

L’intervento si colloca in zona delicatissima dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

1. Tutta la zona di Cima Cavallazza, sommità e pendici, è di rilevante importanza per numerose specie animali, in primo luogo i tetraonidi, che hanno proprio in corrispondenza degli interventi previsti importanti corridoi di collegamento tra siti vicini. L’esistenza dell’impianto, sia in funzione che da fermo per la presenza dei cavi, costituisce una situazione di rischio permanente non compensabile in alcun modo.
Inoltre, il versante sud della Cavallazza costituisce un’area di svernamento degli ungulati.

2. L’area dei laghi e del passo di Colbricon, turisticamente molto frequentata ed estremamente significativa sotto il profilo archeologico, risulta pesantemente penalizzata nonostante il lieve spostamento dell’impianto rispetto alle precedenti ipotesi:

la distanza dal rifugio, in linea d’aria di soli 350-400 m, non sottrae i numerosi frequentatori della zona da un impatto, acustico e visivo, permanente e non mitigabile.

3. La posizione della funivia, nell’intero percorso, risulta completamente esposta da qualsiasi punto di visuale circostante: i cavi della lunga campata sopra la val Bonetta, il I° sostegno sulla cresta della Cavallazza e il II° su un costone completamente esposto, il III° di 38 m in zona praticamente priva di popolamento arboreo e il IV° sostegno di 34 m, che emerge dalla sommità del bosco, costituiscono elementi del tutto estranei al contesto e fuori scala rispetto agli impianti esistenti.
Inutilmente rendering non veritieri cercano di minimizzare gli impatti visuali delle funi e dei sostegni.


4. L’impianto si collocherebbe per circa 1600 m (circa 2/3 della lunghezza totale) in Riserva integrale del Parco, e per la rimanente lunghezza in Riserva controllata, con evidente contrasto con le finalità del Parco stesso. Nel nuovo P.U.P., approvato nel settembre del 2007, la linea, da Malga Ces al 3° sostegno, non ricade in area destinata a piste ed impianti.


5. Il sovrappasso per sciatori al Passo Rolle, se è vero che svolgerà un’utile funzione di collegamento tra due aree sciistiche attigue eliminando un pericoloso attraversamento a piedi della statale, per la collocazione e per l’importanza del manufatto sarà estremamente impattante per chi, transitando proprio sulla statale si affaccia alle visuali, verso il Cimon della Pala o verso le foreste di Paneveggio

Vi è poi da sottolineare che non risulta sostenibile la previsione economica indicata dai proponenti, dalla quale si evincerebbe un finanziamento pubblico di 2/3 contro un solo terzo di spesa sostenuto dalle società impiantistiche, del tutto in contrasto, non solo con le norme europee, ma anche con gli interessi complessivi della comunità provinciale.

Risulta inoltre carente lo studio del rientro a valle con sci ai piedi, attraverso la pista “Panoramica” che viene sommariamente proposta lasciando insoluti numerosissimi aspetti che ne rendono incerta la realizzabilità e quindi il necessario completamento senza il quale il solo impianto di risalita non si giustifica. Altrettanto incerta è la possibilità concreta di rendere appetibile un collegamento con gli sci all’area del Col Verde e da questa all’area di Malga Ces.
L’impegno finanziario per tale pista di rientro, per i collegamenti col Col Verde e con Malga Ces, per i relativi impianti di innevamento, valutabile in ulteriori 7-8 milioni, rende ancor meno sicura la sostenibilità economica del progetto, già assai dubbia per la scarsa potenzialità delle aree sciistiche del Rolle e per la scarsa appetibilità della pista di rientro a causa delle pendenze molto limitate.
Il progetto quindi andrà studiato nel suo complesso, per valutarne la sostenibilità ambientale ed economica.
Nella valutazione delle “Alternative” si confrontano solo tipologie tecniche sullo stesso percorso e non percorsi alternativi, come potrebbe essere quello rappresentato da un impianto diretto da S. Martino di Castrozza a Passo Rolle, parallelo alla strada statale, a quote contenute seguendo il terreno, così come, ad esempio, si è operato nel collegamento tra Ponte di Legno e Passo del Tonale.
Catastrofica è poi considerata l’”Ipotesi Zero”, valutando che l’economia e la situazione sociologica tutte dipendano dal numero e dall’estensione degli impianti a fune.
Non sfiora minimamente i proponenti il dubbio che questo ulteriore investimento possa ulteriormente aggravare la situazione debitoria delle varie Società Impiantistiche.
La stazione a valle ed i sostegni 1 e 2 sono in zona potenzialmente pericolosa, sotto il profilo geologico e valanghivo.
L’impatto fisico sull’ambiente non si può limitare a pochi metri a cavallo dell’impianto, a causa dei necessari accessi durante i lavori di costruzione e per gli interventi di manutenzione e controllo.
L’impianto proposto ha, secondo i proponenti, l’ambizioso obiettivo di risolvere la situazione di sofferenza economica del Comprensorio del Primiero, ma perfino anche di quello di Fiemme e Fassa.
Non sono certo convincenti le ipotesi di aumento di numeri significativi di presenze stanziali e giornaliere e di miracolosi numeri nei passaggi.
Si arriva al ridicolo quando si ipotizza un consistente traffico estivo, quale alternativa a quello veicolare su gomma, non tenendo conto dell’improbabilità che l’utente motorizzato si separi dal proprio mezzo e del fatto che un impianto così decentrato possa essere economicamente gestibile nei mesi estivi.
Si sottolinea inoltre come la Valutazione di Incidenza si dilunghi molto sull’elencazione delle caratteristiche delle specie coinvolte, quasi un manualetto di fauna selvatica, senza approfondire come sarebbe necessario le conseguenze dell’intervento sulle stesse.
Trattasi infine semmai di “Studio di Incidenza”; la “Valutazione di Incidenza” spetta agli organi provinciali a ciò preposti.
Questo studio appare fin d’ora assai sbrigativo e carente e con questi presupposti minimizza gli impatti negativi e li definisce assolutamente accettabili.

Le sottofirmate Associazioni si riservano di integrare le presenti osservazioni con ulteriori approfondimenti anche alla luce dei pareri dei competenti Servizi Provinciali.

Trento, 26 febbraio 2008

Italia Nostra onlus – sezione trentina

Legambiente – Circolo di Trento

Associazione italiana per ill WWF – Delegazione Trentino

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