Parco dello Stelvio

IL FUTURO EUROPEO DEL PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO NON PUO’ PASSARE DAL SUO SMEMBRAMENTO

data: 
Mar, 09/12/2014

Cari soci, invio in allegato quanto trasmesso oggi alla Commissione dei Dodici.

Con l'occasione vi ricordo l'appuntamento di domani, mercoledì 10 dicembre ad ore 18.30 con Lucia Maestri per discutere delle problematiche del sistema culturale e museale del Trentino.

un caro saluto.

Salvatore Ferrari
------------------------------

--------------------------------------------

Egregio on. Lorenzo Dellai, presidente della Commissione paritetica
Egregi componenti della Commissione paritetica

E p.c.
Egregio Presidente del Consiglio della Repubblica Italiana
Egregio Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Egregio Presidente della Regione Trentino – Alto Adige/ Südtirol
Egregio Presidente della Provincia autonoma di Trento
Egregio Presidente della Provincia autonoma di Bolzano
Egregio Presidente della Regione Lombardia


Invio in allegato il testo di una RICHIESTA di NON APPROVAZIONE dello Schema di Norma di attuazione sul Parco Nazionale dello Stelvio - così come formulato - sottoscritta da 13 Associazioni nazionali:

CAI-Club Alpino Italiano, CIPRA Italia, ENPA, FAI-Fondo Ambiente Italiano, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness, PAN - E.P.P.A.A., SAT-Società degli Alpinisti Tridentini, Federazione Nazionale ProNatura, Touring Club Italiano e WWF Italia.

Invio, inoltre, il testo del comunicato stampa diffuso in occasione della Conferenza stampa nazionale tenutasi oggi a Trento.


Ringrazio anticipatamente per l'attenzione e la disponibilità.

Cordiali saluti.

dott. Salvatore Ferrari
Consigliere della sezione trentina di Italia Nostra onlus

Comunicato stampa - Quale futuro per il Parco Nazionale dello Stelvio dopo l’adozione dello schema di Norma di attuazione

data: 
Ven, 23/05/2014

In allegato anche il testo del comunicato stampa - dal titolo "Quale futuro per il Parco Nazionale dello Stelvio dopo l'adozione della Norma di attuazione? - presentato ieri in conferenza stampa insieme al presidente della SAT, Claudio Bassetti, a Sergio Merz della LIPU, Mauro Nones (Pan - EPPAA) a Beppo e al sottoscritto (oggi la cronaca nelle pagine delle Valli di Non e di Sole del Trentino e dell'Adige).

Gestione Parco dello Stelvio

data: 
Mar, 06/03/2007

 

Progetto di modifica dell’attuale assetto gestionale del Parco Nazionale dello Stelvio

Il Presidente nazionale di Italia Nostra Carlo Ripa di Meana ha già avuto modo di sottolineare, in un intervento del 17 novembre scorso, la preoccupazione con cui tutte le associazioni ambientaliste italiane hanno accolto le indiscrezioni sulle ipotizzate modifiche all’attuale gestione consortile del Parco nazionale dello Stelvio.

Una preoccupazione che deriva dal lungo e tormentato iter avuto nei decenni passati dalla legislazione che regola il parco, superato nel 1992 con l’avvio del Consorzio. Un’esperienza che solo da pochi anni comincia a dare i buoni frutti nel delicato, ma sempre precario equilibrio individuato tra le istanze di tutela, di partecipazione, di efficacia gestionale.

Ci è giunta notizia che malgrado le preoccupazioni espresse, la Commissione paritetica dei 12 starebbe comunque per varare nei prossimi giorni una norma di modifica che altererebbe in maniera radicale la situazione vigente. Partendo dall’apprezzabile intento di superare alcune incongruenze operative verificate nel corso degli anni, con tale provvedimento si rimetterebbero in discussione elementi essenziali della gestione unitaria del parco, la rappresentatività degli organi di gestione, con la possibilità concreta di ritardare o di rimettere in discussione lo stesso iter del piano del parco.

Intendiamo esprimere al Signor Presidente e a tutti i componenti la Commissione l’apprensione vivissima del mondo ambientalista - che ha concorso in questi anni a proporre ed assicurare un’apprezzabile organizzazione della vita del Parco dello Stelvio - per le possibili ricadute negative che le modifiche che si intendono apportare potrebbero provocare.
Il rischio è quello di vanificare un clima di disponibilità e di collaborazione, elemento imprescindibile nella gestione della più importante area di tutela alpina del nostro paese. Per questo ci permettiamo di chiedere che prima del varo di un’ eventuale modifica dell’attuale sistema di gestione, le associazioni ambientaliste ed eventualmente gli altri mondi rappresentati nel Consiglio direttivo del Parco e nei Comitati di gestione, possano trovare udienza presso la Commissione per illustrare le loro motivate apprensioni e meglio comprendere la stessa portata del provvedimento ipotizzato.

Trento, 6 marzo 2007

Ing. Paolo Mayr Presidente della sezione trentina di Italia Nostra onlus


COMUNICATO STAMPA ITALIA NOSTRA NAZIONALE RIPA DI MEANA:

“Italia Nostra contro lo smembramento del Parco dello Stelvio” Un piccolo decreto infilato fra le pieghe dello scontro sulla Finanziaria e lo storico Parco dello Stelvio sarà smembrato. La decisione verrà presa nei prossimi giorni dall’apposita Commissione dei Dodici, poi si procederà alla modifica legislativa. Italia Nostra e WWF hanno già espresso in sede locale le loro critiche a questo orientamento. Il presidente nazionale di Italia Nostra, Carlo Ripa di Meana giudica “radicalmente sbagliata e pericolosa la decisione che in pratica provincializzerebbe la gestione del Parco dello Stelvio mettendola di fatto in mano alle due Provincie autonome di Trento e Bolzano e alla Regione Lombardia. Così facendo, infatti, scomparirebbe la centralità del ruolo dello Stato”. “Il riassetto amministrativo – secondo Ripa di Meana – realizzato in nome dell’autonomia, ha in realtà lo scopo di un progressivo abbandono, anche nelle aree protette, dei valori di tutela ambientale, ormai subordinati agli interessi dell’industria turistica. Basti ricordare alcuni devastanti progetti di grandi impianti sciistici che una volta realizzati snaturerebbero il Parco”. “Proprio per questo – termina Ripa di Meana – gli organismi dirigenti nazionali di Italia Nostra chiedono formalmente alla Commissione dei Dodici di non procedere a tale sciagurata decisione”.

Roma, 17 novembre 2006

 
 Aggiornato il 8 giugno 2007

Contro la caccia al cervo nel Parco Nazionale dello Stelvio.

data: 
Sab, 29/12/2007

Abbiamo Finalmente! Finalmente si può sparare anche all’interno del settore trentino del Parco dello Stelvio, l’ultimo angolo della nostra Provincia, assieme alle aree demaniali, dove gli animali potevano non temere le scariche di piombo. Era ora che questa antidemocratica e sconsiderata prerogativa fosse eliminata. Il Comitato di gestione del settore trentino del Parco, nella riunione del 20/12/2007, ha approvato la proposta dove, tra varie iniziative, è previsto (come regalo di Natale!) di sparare ai cervi che vivono all’interno del Parco stesso. L’ordine del giorno prevedeva, al terzo punto: “Illustrazione progetto “Cervo” e proposte di azione in merito”. Il responsabile scientifico del Parco dello Stelvio, il biologo Luca Pedrotti, ha presentato con approfondita analisi i risultati di una corposa indagine denominata Progetto Cervo. Tra le interessanti informazioni che l’indagine fornisce le più eclatanti sono: l’alta numerosità di cervi all’interno del Parco, lo squilibrio tra la presenza di cervi all’interno del Parco e fuori Parco (Valle di Sole), la scarsa efficacia ai fini della riduzione della popolazione di cervi della strategia finora adottata che, in pratica, consisteva nell’aumentare le quote di abbattimento dei cervi all’esterno del Parco. Infatti, il risultato ottenuto è stato quello di modificare il comportamento migratorio dei cervi, inducendoli, prudentemente, a non uscire dai confini dell’area protetta e, di conseguenza, aumentare l’affollamento.

La suddetta indagine elenca tre alternative per il “Piano di gestione e controllo” da proporre alla decisione del Consorzio del Parco. La prima proposta prevede di accettare che all’interno del Parco la popolazione di cervi possa evolversi liberamente. A questo riguardo c’è da considerare che dopo il 2001 il numero degli animali è rimasto pressoché costante. Si sono, infatti innescati fenomeni sia che limitano il tasso di natalità (in relazione alla densità dei cervi), sia che aumentano la mortalità (in relazione alle condizioni ambientali difficili). Il rapporto testualmente recita:
“Gli accrescimenti della popolazione all’interno dell’area protetta sono quindi attualmente guidati da meccanismi naturali di autoregolazione della specie”.
Domanda: qual è, allora, l’urgenza di abbattere centinaia di cervi?

La seconda proposta prevede la diminuzione della densità del cervo, ma senza attuare abbattimenti all’interno dell’area protetta. Questo comporta “un impegno diretto del Parco nel territorio di cambiamento progressivo delle attuali modalità di gestione del cervo in Val di Sole”. Questa proposta che potrebbe essere tra le tre, la migliore, non viene presa in alcuna considerazione.
L’ultima proposta, quella votata quasi all’unanimità dal Comitato, prevede l’abbattimento dei cervi all’interno del Parco.
Essa è l’alternativa più facile, più semplice, più radicale, quella che sicuramente richiede meno impegno, meno creatività, meno pazienza: ci si rifiuta, dunque, di sperimentare strategie alternative alla eliminazione degli animali.

Ma quali sono le garanzie che le uccisioni di centinaia di cervi all’interno del Parco inducano gli stessi a migrare all’esterno dove, peraltro, troverebbero altri “amorevoli cacciatori” ad attenderli. Non si corre il rischio che neanche con gli abbattimenti ripetuti si riesca a centrare uno dei principali obiettivi da raggiungere: il riequilibrio tra la densità dei cervi all’interno e all’esterno dell’area protetta?

Si è cercato di far passare la scelta degli abbattimenti come l’unica strategia possibile, certi del favore dei cacciatori e di coloro che subiscono danni da parte dei cervi, danni, peraltro, rimborsati dal Parco. Non si sono voluti esplorare percorsi meno cruenti. Neppure si è tentato di sperimentare interventi, magari meno drastici in tempi stretti, bensì più efficaci in tempi più distesi. Ad esempio l’introduzione della lince, la cattura e il trasferimento di un certo numero di animali, l’uso di sostanze anticoncezionali, la creazione di corridoi e di aree di tranquillità permanenti all’esterno dell’area protetta dove la caccia sia interdetta.
Nessuna di queste proposte da sola può risolvere il problema, ma messe in atto tutte assieme, sperimentando e monitorando i risultati, potrebbero evitare la mattanza di centinaia e centinaia di cervi.

Tutti i frequentatori dei parchi amano, tra tutte le belle cose offerte, il poter avvistare e prendere contatto con gli animali selvatici. Tutti noi abbiamo provato la gioia e l’emozione profonda che procura l’osservazione degli animali in libertà, gioia ed emozione alquanto diverse dal rimirare un polveroso trofeo appeso alla parete. Attualmente, è facile per i visitatori osservare i cervi intenti nelle loro attività, soprattutto nella stagione post invernale e nel periodo del bramito. Il cervo, però, è un animale molto sensibile e intelligente: se cacciato, esso acquisisce abitudini notturne, rendendosi in pratica invisibile. La perdita della possibilità di osservare con facilità gli animali selvatici non "spaventati”, renderà meno forte l’attrattiva turistica del Parco e di conseguenza ne ridurrà la frequentazione.

Il dott. Pedrotti, alla fine della sua esposizione, ha comunicato che, recentemente, la lince è stata avvistata nel Parco nazionale svizzero e che il lupo è stato avvistato all’Aprica. Ciò è come dire che, fra non molto, questi due predatori arriveranno nel Parco “con le loro gambe”.
Domanda: perché non avere pazienza ed aspettare che il controllo della popolazione dei cervi avvenga naturalmente? Nel frattempo il Parco potrebbe “aiutare” questo processo utilizzando opportune strategie, provvedendo, nel frattempo, a risarcire i danni (come peraltro già sta facendo) causati dalla numerosa presenza di cervi.

Ci sembra infine doveroso rilevare come il popolamento di cervi in tutto il Trentino sia stato reso possibile per la presenza del Parco Nazionale dello Stelvio e del Parco di Paneveggio, dai quali si è diffusa la specie a causa del sovrapopolamento nei Parchi e quindi di naturale ricerca di ambienti di minore concorrenzialità.
Ovvio che per favorire questa migrazione è negativo l’aumento dell’ attività venatoria a ridosso dei confini del Parco, come già avvenuto negli anni scorsi.

Trento, 29 dicembre 2007

Dario Zuccarelli

Segretario della sezione trentina di Italia Nostra onlus

Membro del comitato di gestione
del settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio

Condividi contenuti