SIAT

Piano Urbanistico Provinciale (II adozione) - Osservazioni

data: 
Ven, 03/08/2007

 

Osservazioni delle Associazioni ambientaliste trentine alla II adozione del nuovo Piano urbanistico provinciale (giugno 2007)
Cipra Italia - Italia Nostra – Legambiente - L.I.P.U. - Mountain Wilderness - WWF

Assessorato all’Urbanistica e ambiente
Provincia Autonoma di Trento
Via Jacopo Acconcio, 5
38100 Trento

Le sottoscritte associazioni ambientaliste fanno rilevare come risulti difficoltoso per delle associazioni che lavorano a puro titolo volontaristico e in totale assenza di sostegno economico partecipare in modo esaustivo alla valutazione di un documento tanto complesso quale è un Piano Urbanistico Provinciale. Abbiamo quindi potuto elaborare solamente alcune riflessioni in merito alla II adozione del nuovo PUP, che riguardano per lo più aspetti generali della proposta di futura pianificazione territoriale e sociale del Trentino. I tempi a disposizione sono stati inadeguati.

Non vi è dubbio che i documenti che ci sono stati presentati risultino, come da noi esplicitamente richiesto, più ordinati e si prestino ad una lettura più logica e quindi semplificata rispetto agli analoghi elaborati della I adozione. Lo stesso insieme cartografico è oggi più leggibile e ordinato. Rileviamo anche come alcuni temi da noi evidenziati nelle osservazioni presentate lo scorso 15 febbraio (Convenzione delle Alpi, protocollo di Kyoto, Dolomiti patrimonio dell’Umanità, la rete dei parchi e delle riserve naturali) siano stati almeno ripresi e resi espliciti nel documento, anche se poi nei contenuti le carenze presenti sono ancora forti e determinanti.

Dall’area delle “Dolomiti Patrimonio dell’Umanità” sono rimaste escluse catene montuose dolomitiche di grande rilevanza: Cima Uomo- Costabella e Monzoni, una parte significativa del Latemar verso Valsorda, parte delle Piccole Dolomiti. Finora, inoltre, nessuna associazione ambientalista ha avuto modo di poter riflettere sul documento di gestione presentato per la candidatura presso l’UNESCO, né ha avuto la possibilità di leggere in modo compiuto il progetto di sviluppo alternativo del gruppo della Marmolada. Alla faccia della tanto decantata partecipazione, condivisione e coinvolgimento della società intera.

Condividiamo la progettazione della rete dei parchi naturali con le riserve, i biotopi e le aree SIC e ZPS, come condividiamo la necessità di salvaguardare i ghiacciai da ogni possibile erosione meccanica auspicando che queste linee divengano operative in tempi immediati. Condividiamo anche la necessità di definire con urgenza le aree boschive di pregio da tutelare in modo severo e pertanto da inserire nell’elenco delle invarianti. Riscontriamo anche come siano state accolte alcune proposte specifiche relative agli indirizzi per le strategie della pianificazione territoriale e per la valutazione strategica dei piani. Tuttavia non approviamo l’impianto complessivo della nuova pianificazione urbanistica, a partire dal principio della flessibilità, che consente eccessiva discrezionalità alle comunità locali nella gestione di settori strategici per l’equilibrio del territorio in termini di sicurezza, tutela del paesaggio, conservazione della biodiversità. Riteniamo rischioso il processo di trasferimento di numerose competenze dalla Provincia alle comunità di valle.

Non basta enunciare il principio di responsabilità delle comunità di valle per garantire una corretta gestione del governo del territorio trentino. E’ necessario che questo principio fondamentale si trasformi in dovere civico della popolazione e dei suoi rappresentanti. I segnali che giungono dai comuni in tal senso sono quasi tutti negativi; infatti tali enti, come del resto le comunità di valle e gli ex-comprensori, si trovano coinvolti da pressioni dirette che li portano ad adottare scelte discutibili sotto diversi aspetti, economici, sociali e ambientali. Si pensi, ad esempio, agli altopiani di Folgaria – Lavarone, al Tesino, alla Rendena, a Tremalzo. Data la complessità e la fragilità del nostro territorio alpino lo strumento dell’autovalutazione non è certamente adeguato e credibile. Lo stesso SIAT (Sistema Informativo Territoriale) per come viene strutturato è certamente inadeguato alla costruzione di processi partecipativi democratici certi. Il Trentino tutto soffre questo aspetto e gli ostacoli più importanti alla costruzione di processi partecipativi vengono frapposti proprio dalle istituzioni, anche dalla Provincia, ma in modo particolare dai Comuni.

Anche quando si viene coinvolti in un qualche procedimento, a parte forse il lodevole caso del Parco naturale di Paneveggio Pale di San Martino, le informazioni giungono tardive e a decisioni preconfezionate o al termine dei processi decisionali. Si rimane sconcertati nel leggere la piena fiducia che questo PUP porta ancora verso un turismo invernale imperniato sullo sci alpino, tanto da arrivare a delegare alle future comunità di valle la possibilità di “modificare, anche in maniera sostanziale, i perimetri delle aree sciabili” (art. 35, comma 4 delle Norme d’attuazione), già oggi sofferenti in termini economici e di sostenibilità. Mentre all’estero, non solo in Francia, si chiudono le aree sciabili messe in crisi economicamente dalla diminuzione delle precipitazioni nevose e dagli effetti sconvolgenti dei cambiamenti climatici in atto, in Trentino ci si ostina ad investire nello sci alpino economicamente e con ingiustificati ampliamenti delle aree.

Non è casuale che il documento di programmazione, nonostante le nostre osservazioni, ancora oggi risulti carente nell’analisi degli effetti che i cambiamenti climatici porteranno all’economia turistica, agricola e quindi alla qualità della vita delle nostre popolazioni. Riteniamo che vadano bloccati gli investimenti mirati a sostenere forme di turismo ormai in declino e di evidente insostenibilità ambientale, mentre è necessario investire da subito verso alternative di maggior qualità e durata. Rispetto alla I adozione il Piano specifica il tracciato in territorio trentino della linea ad alta capacità ferroviaria, comprese le circonvallazioni di Trento e Rovereto. Stigmatizziamo che tali decisioni si siano concretizzate in un tempo sorprendentemente breve e in assenza di un vero confronto con i cittadini e con le amministrazioni locali.

Si rileva che anche nella II adozione, pure a fronte dell’introduzione di rilevanti novità, manchi totalmente un’analisi della situazione attuale che dimostri la necessità di questa nuova infrastruttura. Anche la mobilità interna va ripresa con attenzione, anche quando descritta come alternativa. E’ necessario investire con realismo e non con una serie immaginifica di linee che si inseriscono nei monti e portano i pendolari in città.

E perché poi… Ci sembra realistico ad oggi offrire una risposta serie e attuabile in tempi ragionevoli alle necessità di mobilità alternativa, basata sulla ferrovia o su linee metropolitane, all’asse Nord Sud dell’Adige e al potenziamento della Valsugana e della Trento-Malè. A proposito dei progetti di collegamenti ferroviari tra Trento e le valli (Metroland) – recentemente presentati alla stampa locale – stupisce il fatto che di essi non ci fosse traccia nella prima adozione del Piano Urbanistico, mentre nella seconda si parla genericamente di “cinque corridoi interni”, rinviandone la definizione e la valutazione al Piano della mobilità integrata. Riguardo la mobilità presentata come alternativa delle linee funiviarie (Pinzolo – Madonna di Campiglio, Levico – Panarotta e Fiemme) ci sembra più un progetto teso a scavalcare il dettato delle norme europee in termini di finanziamento pubblico di strutture private che quello di offrire un reale servizio alle popolazioni residenti o ai turisti. Le associazioni ambientaliste trentine ribadiscono la loro netta contrarietà al potenziamento delle aree sciabili, anche con collegamenti fra aree diverse come la Pinzolo – Campiglio verso Plaza e la San Martino – Passo Rolle.

Non è poi comprensibile la scelta di demandare agli strumenti pianificatori di secondo livello, cioè a livello locale, gli allargamenti delle aree sciabili di Lusia verso Passo San Pellegrino, del polo sciistico di Folgaria – Lavarone, di Pampeago, delle aree Catinaccio – Buffaure – Ciampac (ma con Val Jumela non era terminata l’espansione di queste aree sciabili???), Folgarida- Marilleva. Condividiamo invece gli stralci delle aree delle loc. Busa dei Gai e Molveno – Andalo riguardo l’area della Paganella. Anche questa seconda adozione del PUP non stabilisce parametri e strumenti sufficienti per evitare un ulteriore consumo del territorio e processi degenerativi irreversibili. Per quanto riguarda la ridefinizione delle aree agricole chiediamo la riconferma dell’intera zona dei Laghetti di Vela - recentemente individuata dalla Giunta Provinciale come localizzazione di tre attività industriali - come area agricola di pregio, così come indicato nella prima adozione al PUP.

Chiediamo, inoltre, di riportare ogni intervento di bonifiche agrarie o di cambi di colture superiori ai tre ettari alla Valutazione di Impatto Ambientale. Anche in questi mesi abbiamo avuto dimostrazione di cosa abbiano significato certe bonifiche rilasciate con superficialità, bonifiche che hanno portato ad erosione dei terreni, a caduta della fertilità dei suoli, alla necessità di interventi sempre più artificiali e quindi a sconvolgimento dei regimi idraulici delle zone. Riteniamo, infine, inaccettabile che a fronte delle oltre 100 osservazioni, di ordine generale e puntuale, presentate lo scorso 15 febbraio le scriventi associazioni abbiano ricevuto una risposta di sole 4 righe. Attendiamo fiduciosi, come prevede la normativa, le doverose risposte puntuali ad ogni osservazione da noi avanzata. Per quanto non trattato nel documento e per quanto non recepito delle osservazioni alla I adozione del nuovo PUP, le sottofirmate associazioni ribadiscono le tesi, le proposte e le valutazioni elaborate in quell’occasione. Conclusioni I tempi nuovi, le emergenze che stiamo affrontando a livello ambientale e sociale, a nostro avviso avrebbero dovuto portare la Provincia a pensare e proporre uno strumento urbanistico di indirizzo veramente innovativo.

Qui siamo davanti ad una serie di documenti ricchi di termini che tutti condividiamo (eccellenza, paesaggio, innovazione, qualità), ma che vengono poi umiliati dalle scelte concrete quando non si indicano limiti precisi nell’edificabilità dei suoli, quando ci si ostina ad investire in ampliamenti di aree sciabili, quando strumenti come il vincolo idrogeologico e la tutela delle acque vengono superati da pianificazioni generiche di territori vasti e si perde di vista ogni situazione puntiforme e particolare (vedi ultime leggi sulle acque, sulla montagna e risorse forestali). Trento, 3 agosto 2007

Le associazioni ambientaliste

Italia Nostra onlus - Paolo Mayr
Legambiente - Maddalena Di Tolla
L.I.P.U. - Sergio Merz
Mountain Wilderness - Renata Tavernar
WWF – Francesco Borzaga

Trento, 3 agosto 2007

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