Sarca

Osservazioni al collegamento Loppio-Busa e circonvallazione di Torbole

data: 
Lun, 22/10/2012

Sono state presentate le osservazioni d'Italia Nostra alla VIA del progetto per il collegamento Loppio-Busa e per il by-pass di Torbole. Si tratta della valutazione d'impatto ambientale delle due ultime varianti, la cosiddetta C ottimizzata e la D, che prevedono entrambe l'uscita delle gallerie (inclusa quella del by-pass di Torbole) in corrispondenza della zona industriale alla Maza-Cretaccio.

Tra le osservazioni principali:

  • la mancanza di un quadro generale della viabilità della Busa (e in particolare dell'aggiramento del Brione) che consenta di distribuire su un adeguato collettore i flussi che gravitano sulla zona (inclusi quelli causati dai nuovi collegamenti in galleria);
  • il sovradimensionamento delle opere, in particolare per le varianti a doppia galleria;
  • l'eccessiva lunghezza del by-pass di Torbole e il suo sbocco in corrispondenza di una zona industriale;
  • l'assenza di una visione integrata che consideri gli aspetti urbanistici e i sistemi della mobilità.

Tra le proposte:

  • un piano generale di riordino della viabilità della Piana del Sarca;
  • interventi localizzati per risolvere i punti critici con by-pass (indispensabile quello di Torbole), come previsto dallo studio Qnex;
  • la valutazione di un collegamento ferroviario a servizio della Piana, capillare e facilmente accessibile (caratteristiche opposte a Metroland) per favorire la ripartizione modale.

Schema di Programma di Sviluppo del territorio - Osservazioni di WWF e Italia Nostra

data: 
Giov, 29/12/2005

 

I sottoscritti dott. Francesco Borzaga,
quale Presidente della Sezione –Trentino-Alto Adige del WWF-Fondo Mondiale per la Natura, Via Malpaga, 8 Trento,
e ing. Paolo Mayr,
quale Presidente della Sezione di Trento dell’Associazione Italia Nostra, Via Oss Mazzurana 54,
presentano le seguenti osservazioni relative allo Schema di Programma di Sviluppo per la tredicesima legislatura.

Le scriventi Associazioni, da tempo impegnate con osservazioni e richieste relative alla gestione del territorio trentino, giudicano complessivamente insoddisfacente e generico il testo presentato dalla Giunta Provinciale. Lo stesso infatti non affronta se non in modo superficiale alcune drammatiche emergenze caratterizzanti l’attuale Trentino, e non individua con sufficiente chiarezza le cause di gestione politica e amministrativa che di tali emergenze stanno all’origine.
È invece a nostro avviso di importanza fondamentale che il “programma di sviluppo” per la prossima legislatura dia priorità ai temi ambientali, onde evitare una crisi dovuta alle precedenti gestioni del territorio.

Ricordiamo qui come territorio e risorse di base siano limitati per definizione, e come di conseguenza sia profondamente errato prevederne una utilizzazione in funzione di uno sviluppo di cui non si siano stabiliti i limiti. Indichiamo nel presente scritto alcuni settori fondamentali nei quali già oggi si manifestano difficoltà e gravi problemi, destinati in futuro ad aggravarsi progressivamente.

1) Crescente e smodato consumo del territorio utilizzabile.

Il fenomeno riguarda l’intero Trentino, ma appare particolarmente grave in tutta l’asta dell’Adige, ove si collocano le più pregiate aree agricole, e nelle località di maggiore richiamo turistico, ove il Trentino dispone (o disponeva) della maggiore ricchezza ambientale e di paesaggio. Il recente provvedimento volto a limitare la costruzione delle seconde case e la speculazione immobiliare ad essa legata, di per sé apprezzabile, sembra tardivo e insufficiente. Lo sperpero di territorio è aggravato da una politica urbanistica megalomane e scoordinata, affidata alle iniziative dei singoli Comuni ed alle pressioni della rendita immobiliare. Grave risulta la sostanziale rinuncia della Provincia a gestire urbanistica e tutela del paesaggio. Una inchiesta sullo spreco di territorio a partire dal dopoguerra, facilmente realizzabile, risulterebbe illuminante e metterebbe in luce il buon fondamento della nostra osservazione.

2) Sfrenato sviluppo dell’attività estrattiva Il problema riguarda soprattutto, ma non unicamente il porfido e l’escavazione degli inerti.

Lo sfruttamento del porfido, denunciato tra l’altro di recente in una sede più autorevole, porta con se un pesante volume di traffico ed un grave inquinamento dei centri abitati. Il modo con il quale si è permessa e favorita l’indiscrimata crescita delle cave di porfido ha compromesso l’equilibrio ambientale dell’intera zona, ponendo a rischio la stessa sicurezza idrogeologica. Ricorderemo al riguardo l’episodio dello “Slavinac”, il franamento della discarica del “Graon”, i crolli nella zona estrattiva delle Grigne e i cedimenti del Monte Gorsa sopra Albiano. Ricordiamo la minacciosa situazione del lago di Lases, il degrado del lago di Valle ed il rischio ipotizzabile di uno svuotamento del lago di S.Colomba. Assai pesante appare ancora la compromissione dei conoidi in Valle dell’Adige e altrove, allo scopo di ricavarne inerti. Sottolineiamo come l’episodio delle cave di granito in Val Genova mostri come dallo sfruttamento non siano esenti neppure i Parchi Naturali. La sopradescritta gestione del settore estrattivo ha caratterizzato l’intero arco degli ultimi decenni, culminando nella tragedia di Stava. Neppure nella presente legislatura, nonostante richieste e solleciti, si è posto mano alla necessaria revisione di una normativa provinciale palesemente inadeguata, alla quale sono imputabili disfunzioni e gravi storture.

3) Insufficiente tutela delle preziose e limitate risorse idriche

Sia i corsi d’acqua presenti sul territorio, sia molti dei bacini lacustri dei quali il Trentino è così riccamente dotato sembrano trovarsi in una situazione critica. Nonostante la presenza di un piano di utilizzazione delle acque, il cui primario obiettivo sono la rinaturalizzazione ed il raggiungimento di un soddisfacente equilibrio ambientale, restano numerosi gli esempi di depauperamento della risorsa idrica, vuoi per lo sfruttamento idroelettrico, vuoi per l’uso agricolo. Citeremo il Fersina, il Cismon, il Sarca, il Chiese ed il Travignolo. Esistono casi di totale prosciugamento del corso d’acqua. Anche per quanto riguarda i laghi, le più recenti ricerche hanno rilevato un progressivo degrado. Osserviamo come l’attuale politica nei riguardi della risorsa idrica sembri più che altro attenta allo sfruttamento economico.

4) Politica del traffico e della mobilità

La politica provinciale in questo settore è totalmente squilibrata a pro delle grandi e costosissime opere stradali, che inevitabilmente moltiplicano l’uso privato dell’automobile e rendono antieconomico il trasferimento del trasporto merci su ferrovia. I problemi dell’inquinamento atmosferico e il crescente caos del traffico, urbano ed extra urbano, non vengono risolti ma sono piuttosto esasperati, dalla realizzazione delle grandi opere, progettate oltretutto e realizzate in modo volutamente frammentario, così da sottrarle ovunque possibile alla valutazione di impatto ambientale. I risultati di questo modo di procedere, che ha pesanti ripercussioni sul consumo del territorio, si traducono nello spostamento “a valle” dei problemi non affrontati e non risolti. Un tipico esempio al riguardo si può trovare nel collegamento stradale Rovereto-Riva, dove la necessità di una circonvallazione dell’abitato di Mori è stato usata come pretesto per imporre una soluzione di tipo autostradale, che ha complicato l’ter progettuale nel collegamento con Riva ipotecandone le scelte. In materia di traffico, occorre urgentemente affrontare e risolvere il problema della compatibilità ambientale del progettato collegamento ferroviario veloce Verona Innsbruck, che minaccia di compromettere l’intero tratto trentino della Valle dell’Adige.

5) Esagerato sostegno al turismo invernale e mancato collegamento tra agricoltura e turismo

L’evidente e ripetutamente contestato sbilanciamento della politica provinciale in favore del turismo invernale, con la messa a disposizione del settore di una troppo consistente quota delle risorse disponibili, ha prodotto e sta producendo gravi danni, compromettendo il paesaggio e l’ambiente in aree delicatissime e negli stessi Parchi Naturali. In campo agricolo non ci sembra condivisibile l’assoluto favore dato ai settori agricoli di tipo industriale, viticoltura e melicoltura, con sacrificio dei piccoli agricoltori e della diversificazione produttiva. Sottolineiamo come un turismo ed una agricoltura diversi, meno impostati su considerazioni di natura immediatamente economica, potrebbero risultare fattori fondamentali per la ricostruzione ed il mantenimento di un paesaggio rurale e di un equilibrio ambientale oggi in realtà compromessi. Per concludere rileviamo come dal documento presentato dalla Giunta Provinciale non traspaia la coscienza della dinamica negativa in atto che rischia di produrre irreparabili conseguenze in settori chiave della qualità della vita e dell’equilibrio ambientale.

Trento, 29 dicembre 2005

dott. Francesco Borzaga
dott. ing. Paolo Mayr
 Aggiornato il 25 gennaio 2006

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