Carcere di Trento

Complesso carcerario di Trento: le dimenticanze del Presidente.

data: 
Mar, 29/05/2007

 

Abbiamo letto con attenzione la nota del Presidente Dellai, diffusa questo pomeriggio (29 maggio), a riguardo della nostra presa di posizione contro la demolizione del complesso carcerario di Trento.
Per prima cosa osserviamo che Egli si è limitato a leggere la cronaca apparsa sul quotidiano “Trentino”; forse sarebbe stato più opportuno leggere il documento ufficiale distribuito ieri agli organi di stampa e di informazione o forse qualcuno del suo nutrito ufficio stampa avrebbe potuto contattarci.

Il Presidente afferma che senza la demolizione delle carceri non sarebbe stato possibile realizzare il nuovo Polo Giudiziario nell’area disponibile ad est del Tribunale, ma si sarebbe dovuto “scegliere un’area immediatamente periferica alla città e lì, erodendo altro prezioso terreno verde…”. Tutto ciò è quantomeno discutibile, in quanto l’area disponibile ad est delle carceri è molto ampia, talchè più progetti, compreso quello vincitore, hanno previsto sul lato est una grande piazza. Per quanto riguarda poi il problema dell’erosione delle preziose aree agricole nei dintorni della città, il Presidente forse “dimentica”, ad esempio, la previsione di occupare 26 ettari per le nuove caserme a Mattarello!

Per quanto riguarda la definizione dell’assenza di interesse storico-artistico dell’attuale carcere, ribadita più volte dalla Soprintendenza Provinciale per i Beni Architettonici, ci permettiamo di dissentire. Nel corso del sopralluogo del 15 maggio c.m. – autorizzato dal Ministero italiano di Grazia e Giustizia – è apparso a noi chiaro il valore storico e monumentale del complesso carcerario, “evidente a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di conoscenza di architettura, di tecniche costruttive e di materiali”. Ed è proprio per questo che intendiamo chiedere l’intervento del Ministro italiano per i Beni e le Attività Culturali per costituire una commissione tecnica di alto livello, per la conoscenza effettiva dell’immobile e per l’eventuale procedura di vincolo.

Se il Ministero competente ha deciso con nota del 16 maggio 2007 (prot. N. 9316) di affidare gli “accertamenti di competenza” ad una “Soprintendenza italiana” avrà avuto le sue buone ragioni. L’architetto Beltrami nel 2003 fu incaricato dalla Provincia di Trento di eseguire uno studio approfondito storico-architettonico sul complesso Tribunale-carceri. La ricerca dimostrò come i due corpi dovessero essere considerati unitariamente e come dovesse essere mantenuta l’integrità fisica di tutto il complesso.

Ma lo studio Beltrami fu solo parzialmente considerato nella definizione nel 2005 del bando di concorso internazionale di progettazione del nuovo Polo Giudiziario, che così recita: “L’intervento prevede il restauro conservativo dell’edificio storico-monumentale che costituisce gran parte del Palazzo di Giustizia e la costruzione sull’area contigua, occupata attualmente dal carcere di Trento, di un nuovo complesso edilizio”. I progettisti quindi non avevano la possibilità di scegliere tra due alternative – ristrutturare o demolire le vecchie carceri – come sembra alludere il Presidente, ma una sola, unica e fortemente desiderata soluzione: la demolizione del complesso carcerario e con essa la perdita di “una pregevolissima testimonianza architettonica del periodo austroungarico in Italia”. P.S.: Un invito spassionato al Presidente: vada a visitare il complesso carcerario e si renderà conto che la nostra battaglia culturale non rappresenta una “polemica contro la Provincia”.

Trento, 29 maggio 2007

Paolo Mayr e Salvatore Ferrari
Presidente e vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra onlus

Iniziative in difesa del Carcere di Trento.

data: 
Giov, 05/07/2007

 

Questa mattina (5 luglio) Salvatore Ferrari, vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra, ha incontrato a Verona l’architetto Maria Grazia Martelletto, funzionario della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Verona, alla quale ha consegnato i 2 dossier – in merito alla salvaguardia del vecchio carcere di Trento – elaborati rispettivamente da Italia Nostra e dalla delegazione di Trento del FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano).

Il 16 maggio scorso, infatti, dopo la nostra segnalazione, il dott. Renato Costa, direttore del Servizio Patrimonio architettonico e affari generali della Direzione Generale per i Beni architettonici e paesaggistici (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), con una nota (prot. n. 9316), aveva chiesto alla Soprintendenza di Verona di effettuare gli “accertamenti di competenza” in merito alla “decisione assunta dalla Provincia Autonoma di Trento di demolire il complesso carcerario – la cui costruzione risale alla seconda metà dell’800 – al fine di costruire nella stessa area la nuova sede unificata per gli uffici giudiziari”.

Il 16 giugno scorso, invece, Paolo Mayr, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, ha consegnato all’addetto stampa del Ministro di Grazia e Giustizia, on. Clemente Mastella, la documentazione raccolta in questi mesi sulla vicenda. Sono in corso, inoltre, alcuni approfondimenti legali per verificare la legittimità e la correttezza delle determinazioni della Commissione Beni Culturali e del Dirigente del Servizio Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento, emesse tra il 1993 e il 2003.

Due sono, in particolare, le questioni aperte:
• la verifica della competenza in materia di tutela, conservazione, valorizzazione del patrimonio storico, artistico, ecc.. delle strutture provinciali nel caso di beni immobili, come il carcere di Trento (p.ed. 1271/2, C.C. Trento, P.T. 2462), di proprietà del DEMANIO dello STATO;
• il rispetto del comma 1 dell’articolo 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. Leg. 42/2004), dove si parla della necessità di “un’adeguata attività conoscitiva” per la verifica dell’interesse o del non interesse storico-artistico di un bene.

Nel nostro caso i provvedimenti amministrativi rilasciati dalle strutture e dagli uffici provinciali sono privi di una relazione storico-artistica con le motivazioni relative al “non interesse storico-artistico” del carcere. E’ nostra intenzione, infine, chiedere al COMUNE di TRENTO, e in particolare alla Commissione Edilizia Comunale, di non rilasciare alla Provincia la concessione edilizia finalizzata alla demolizione del carcere.

Nei prossimi mesi, infatti, sarà depositato presso gli uffici e i servizi comunali il progetto definitivo relativo alla realizzazione del Nuovo Polo Giudiziario, elaborato dal gruppo di professionisti – guidato dall’architetto Pierluigi Nicolin – che ha vinto il concorso internazionale bandito dalla PAT nel 2005.

Per la Sezione Trentina di Italia Nostra
Il Presidente ing. Paolo Mayr
Il Vicepresidente con delega per i beni cultural dott. Salvatore Ferrari

Trento, 5 luglio 2007

In difesa del complesso carcerario di Trento - Osservazioni e considerazioni

data: 
Lun, 28/05/2007

 

Già nello scorso anno siamo stati sollecitati ad intervenire contro la demolizione del complesso carcerario di Trento.
Anche se a prima vista, con la sola osservazione esterna, questa opposizione appariva condivisibile, Italia Nostra, come è solita, fece i necessari approfondimenti prima di esprimere qualsiasi giudizio: - richiese chiarimenti alla Soprintendenza Provinciale per i Beni architettonici, che affermò nella Sua lettera del 21 maggio 2007 che la Commissione Beni Culturali già nel 1993 aveva riconosciuto il non interesse storico-artistico del complesso delle carceri, per cui si era ritenuto di non dover entrare nel merito della demolizione prevista dalla Provincia - effettuò un sopralluogo all’interno dell’edificio stesso, assieme al dott. Salvatore Ferrari, il 15 c.m. - esaminò la rassegna stampa e lo studio sul palazzo di giustizia e sul complesso carcerario di Trento, redatto dall’arch. Luca Beltrami - parlò con il responsabile del progetto ing. Alessandro Zanoni

Da tutte queste indagini e riscontri sono derivate le seguenti osservazioni e considerazioni: La Soprintendenza ai Beni architettonici e la Provincia di Trento, Ufficio Grandi Opere, hanno decretato la demolizione del complesso delle carceri, pur essendo questo coevo e parte integrante di uno stesso edificio monumentale, di caratteristiche architettoniche pregevoli e di valore storico, il tutto documentato nell’archivio storico del Comune di Trento ed il cui pregio, anche a distanza di ca. 130 anni di scarsa manutenzione, è evidente a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di conoscenza di architettura, di tecniche costruttive e di materiali. Costruzione di impianto molto potente, in severo stile neoclassico, di grande semplicità, con pianta a tridente, accostata al lato est del tribunale. Estesa su tre piani utili, più un piano interrato.

Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra; notevole lo spazio centrale sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest; perfino il piano interrato dimostra una notevole cura costruttiva e funzionale con pavimentazione centrale in pietra e laterali in selciato; illuminamento e areazione da lucernari e bocche di lupo; dai disegni di archivio è desumibile che anche la carpenteria lignea sia di rilevante valore. Infine al centro del lato est, estesa dal 1° al 2° piano vi è un’ampia chiesa di stile eclettico, con alto soffitto voltato, illuminata da tre finestroni absidali e da un ampio lucernario zenitale, ricca di pregevoli elementi di arredo. Tutto questo complesso verrebbe distrutto, perso irrimediabilmente, riteniamo per l’ignoranza dei valori in esso contenuti.

Infatti l’assenso alla visita non è facile ed è quindi probabile che chi ha deciso la demolizione non abbia mai percorso quei corridoi; lo stesso arch. Luca Beltrami nel suo studio non entra nel merito dei pregi costruttivi/architettonici rilevabili visitando l’interno. E’ da notare inoltre che la consistenza strutturale è straordinaria; durante la visita è stata individuata una sola lesione; il comfort interno è irraggiungibile nelle costruzioni moderne; la possibilità di riutilizzo è concreta; l’area verde o occupata da costruzioni di nessun pregio è ancora molto ampia. E infine è da ricordare che il complesso carcerario rispetto al palazzo di giustizia ha subito molte meno modifiche rispetto al progetto originario, praticamente l’impianto antico è perfettamente leggibile. Esso rappresenta quindi una testimonianza unica dell’architettura ministeriale e dei sistemi costruttivi dell’epoca. In tal modo verrà irrimediabilmente mutilato il complesso architettonico e storico Tribunale – Polo carcerario, nato come unico intervento progettuale, costruttivo ed esecutivo.

Il Presidente della Sezione Trentina di Italia Nostra onlus

dott. ing. Paolo Mayr

Trento, 28 maggio 2007

 Aggiornato il 8 giugno 2007

Complesso carcerario di Trento - Richiesta di annullamento dei provvedimenti rilasciati tra il 1993 e il 2003

data: 
Mar, 18/09/2007

 

Egr. Signor Lorenzo Dellai
Presidente della Giunta della Provincia
Autonoma di Trento
Piazza Dante, 15
38100 Trento

e p.c. Egr. dott. Michele Mazza
Commissario del Governo
per la Provincia di Trento
Via Piave, 1
38100 Trento

Gentile dott.ssa Margherita Cogo
Vicepresidente della Giunta della Provincia
Autonoma di Trento e Assessore alla Cultura
Via San Marco, 27
38100 Trento

Egr. dott. Guido Improta
Capo di Gabinetto del Ministro
per i Beni e le Attività Culturali
Via del Collegio Romano 27
00186 ROMA
fax: 06/67232287

Egr. prof. Salvatore Settis
Presidente del Consiglio Superiore
per i beni Culturali e paesaggistici
Via di S. Michele 22
00153 ROMA
fax 050-563513

Oggetto: richiesta annullamento dei provvedimenti rilasciati dalla Commissione Beni Culturali e dal Servizio Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento in merito al “non interesse storico-artistico” del complesso carcerario di Trento (p. ed 1271/2, C.C. Trento)

Egregio presidente,

tra il 1993 e il 2003 la Commissione Beni Culturali (provvedimento del 27 ottobre 1993, prot. 5791/93) e il Servizio Beni Culturali (determinazione del dirigente n. 318 del 27 luglio 2001 e n. 1178 del 5 dicembre 2003) della Provincia Autonoma di Trento hanno dichiarato e ribadito l’assenza di “interesse storico-artistico” del complesso carcerario (p. ed 1271/2, C.C. Trento), di proprietà del Demanio dello Stato. Dopo aver esaminato attentamente la documentazione conservata presso l’archivio storico della Soprintendenza per i Beni Architettonico della PAT, dopo aver effettuato un sopralluogo all’interno dell’edificio di pena - autorizzato dal Ministero di Grazia e Giustizia ed effettuato dai sottoscritti il 16 maggio scorso –, dopo aver svolto una serie di ricerche storico-archivistiche in merito alla progettazione, alla costruzione e alle modifiche del complesso monumentale “Tribunale-Carceri”, la sezione trentina di Italia Nostra onlus non può che ribadire con forza il valore storico, artistico e architettonico del carcere ottocentesco di Trento e chiedere l’annullamento dei provvedimenti sopra citati per i seguenti motivi:

1. il mancato rispetto da parte degli uffici provinciali preposti alla tutela del patrimonio culturale del comma 1 dell’articolo 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D. leg. 42/2004) relativo al procedimento di verifica dell’interesse o del non interesse storico-artistico di un bene culturale. Nell’elaborazione di tutti i provvedimenti sopra ricordati è infatti mancata quella “adeguata attività conoscitiva” a cui fa riferimento il comma 1 dell’articolo 3 del D. leg. 42/2004. Lo dimostrano alcuni fatti:

• il sopralluogo effettuato in data 20 ottobre 1993 dal funzionario incaricato del procedimento è stato superficiale e parziale. Manca il verbale del sopralluogo.

• nella determinazione della Commissione Beni Culturali del 27 ottobre 1993 si citano la “documentazione agli atti e la relazione estesa dal tecnico del Servizio Beni Culturali”. Di tutto questo non c’è traccia nel fascicolo “Tribunale-Carcere” da noi visionato. Esiste solo un promemoria del 20 ottobre 1993 privo di qualsiasi elemento di analisi storica, architettonica ed artistica del complesso carcerario, oggetto del provvedimento.

2. la mancanza del parere delle autorità ecclesiastiche locali in merito alla decisione di demolire la chiesa annessa al carcere, ancora in uso come luogo di culto e consacrata al “Buon Pastore” nel 1881, come risulta dalla documentazione conservata presso l’Archivio Diocesano Tridentino. Evidentemente non sono state rispettate le disposizioni in materia di tutela dei beni culturali ecclesiastici previste dall’Intesa tra Conferenza Episcopale Italiana e Ministero per i Beni Culturali e le Attività Culturali, valide anche sul territorio della Provincia Autonoma di Trento.

Le lacune procedurali e gli errori di valutazione, alla base dei provvedimenti emanati dagli organi provinciali di tutela, sono di una gravità inaudita.
Giustamente qualcuno ha parlato della “Caporetto della tutela dei beni culturali” in Trentino, mentre l’ex-presidente della Giunta Provinciale di Trento ed ex presidente della Regione Autonoma Trentino-Alto Adige, dott. Carlo Andreotti, ha definito “errore inammissibile e condannabile” la decisione di non tutela della Carceri e ha evidenziato il “possibile motivo per il TAR di annullamento di ogni delibera di abbattimento delle carceri stesse”.

Qualora la Giunta Provinciale decidesse di non annullare i provvedimenti e di dar seguito alla sciagurata decisione di demolizione del complesso carcerario la sezione trentina di Italia Nostra onlus si riserva la possibilità di intraprendere tutte le azioni legali possibili per evitare questa offesa al patrimonio culturale collettivo.

Non escludiamo, inoltre, di chiedere alla Commissione dei Dodici, al Parlamento e al Governo la revisione delle Norme di attuazione dello Statuto speciale per la Regione Trentino-Alto Adige per quanto riguarda le disposizioni sul patrimonio storico e artistico (DPR 690/1973 come modificato dal decreto legislativo n. 506/1998), in modo da prevedere - in casi eccezionali ed in presenza di evidenti vizi di forma e di sostanza in provvedimenti emanati dagli organi provinciali di tutela – l’intervento di annullamento da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali o da parte del Consiglio dei Ministri.

In alternativa si chiederà al Governo di inserire tra i beni di interesse nazionale, oltre al Doss Trento, anche il complesso unitario “Tribunale-Carcere” di Trento, rivedendo l’articolo 1 del DPR n. 48/1973, come modificato dal decreto legislativo n. 488/1988, che individua i beni esclusi dalla competenza provinciale.

RingraziandoLa anticipatamente per l’attenzione e in attesa di una sua risposta, Le inviamo i nostri più cordiali saluti.

Trento, 18 settembre 2007

ing. Paolo Mayr
presidente della sezione trentina
di Italia Nostra onlus

dott. Salvatore Ferrari
vicepresidente con delega per i beni culturali
della sezione trentina di Italia Nostra onlus

Ancora in difesa del complesso carcerario di Trento

data: 
Giov, 11/10/2007

 

Lo scritto di Pietro Citati su “La Repubblica” del 6 ottobre contro l’abbattimento del carcere austro-ungarico di Trento ha suscitato vivaci reazioni da parte del Presidente della Giunta provinciale, del Sindaco di Trento, del Segretario del PATT e di alcuni lettori dei quotidiani locali. Ad essere sinceri anche a noi di Italia Nostra non è piaciuto il taglio genericamente accusatorio, in quanto per fortuna, anche se molto migliorabili, gli organismi provinciali di tutela dei beni storico-artistici e monumentali in Trentino sono in generale attenti ed efficienti.

Ma nel caso in esame le accuse di Citati colpiscono in pieno l’obiettivo, in quanto Provincia e Comune intendono veramente distruggere un edificio monumentale ed una chiesa. Il valore del vecchio carcere ultimato nel 1881 è indubbio; è assai probabile che chi esprime giudizi negativi non sia mai entrato nel suo interno e nei suoi cortili. Esso fu progettato, insieme al Tribunale, da Karl Schaden (1843-1914), egregio architetto austriaco. Ovviamente essendo adibito a carcere non ha l’aspetto nobile e solenne della contigua Sede Giudiziaria; è stato circondato da un anonimo alto muro, che toglie la vista d’insieme e specialmente della facciata est, dove sono collocati l’ingresso di rappresentanza e la chiesa; è stato abbruttito da una disarmonica sopraelevazione nell’angolo sud – est; ma soprattutto è privo da molti decenni di qualsiasi intervento manutentivo.

Questo è ciò che si intravede dal piano strada esterno, ma una visita attenta nei cortili ed all’interno evidenzia tutto il valore, il fascino e la potente bellezza di questo fabbricato. Le fasi progettuali e costruttive sono tutte documentate nell’archivio storico del Comune di Trento ed il pregio, anche a distanza di circa 130 anni di scarsa manutenzione, è evidente a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di conoscenza di architettura, di tecniche costruttive e di materiali. Si tratta di una costruzione di impianto molto potente, interamente costruita in pietra di Trento, con pianta a tridente, accostata sul lato est del Tribunale. Estesa su tre piani utili, più un piano interrato.

Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra. Notevole il corpo centrale sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest. Perfino il piano interrato dimostra una notevole cura costruttiva e funzionale con pavimentazione centrale in pietra e laterali in selciato; illuminazione e areazione da lucernari e bocche di lupo. Dai disegni di archivio è desumibile che anche la carpenteria lignea sia di rilevante valore: infine al centro del lato est, estesa dal 1° al 2° piano, vi è un’ampia chiesa di stile eclettico, con alto soffitto voltato, illuminata da tre finestroni absidali e da un ampio lucernario zenitale, ricca di pregevoli elementi di arredo, tra cui una cantoria lignea.

Sotto la chiesa si trova un portico colonnato, in parte tamponato, che in origine costituiva l’ingresso principale per i visitatori. La chiesa – come scrisse Ottone Brentari nel 1891 nella sua Guida di Trento – fu benedetta nell’autunno del 1881 “al titolo del Buon Pastore”. Nella richiesta di benedizione, inviata il 22 ottobre 1881 dalla Presidenza dell’Imperial Regio Tribunale Circolare di Trento al Principe Vescovo Giovanni Giacomo Della Bona, si parla di una “decentissima cappella destinata per la celebrazione delle sacre funzioni cui dovranno assistere i detenuti”, eretta “in questo nuovo fabbricato ad uso delle carceri criminali” (documento conservato presso l’Archivio Diocesano Tridentino). Questi sono elementi oggettivi, a fronte dei giudizi contrari basati su un secco giudizio del 1993, steso da un funzionario dei Beni Culturali e convalidato dalla Commissione Beni Culturali, in assenza di qualsiasi indagine storico-archivistica, di analisi architettonica e rilievo e quindi in piena difformità da quanto prescritto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs 42/2004), che impone nei procedimenti di verifica un’adeguata attività conoscitiva, qui inesistente.

Tesi inspiegabilmente e testardamente difesa dai massimi vertici provinciali e comunali e dall’arroganza e prepotenza del progettista. Essi affermano tra l’altro che i partecipanti al concorso del Polo Giudiziario avevano la possibilità di optare per la conservazione delle carceri. Al contrario, leggendo attentamente il bando di concorso, si rileva l’invito esplicito alla demolizione del carcere, provata anche dall’assenza del rilievo del fabbricato stesso. Anzi, a pagina 74, è inserita una planimetria per la localizzazione delle funzioni (vedi allegato) dove è cancellato il carcere e al suo posto è disegnato un rettangolo – con la scritta “nuova realizzazione” – nel quale si elencano i nuovi edifici da progettare. In effetti, la possibilità di riutilizzo dei pregevoli spazi è pienamente realistica, liberando le strutture principali dalle aggiunte, dalle tramezzature e dalle superfetazioni recenti.

Inoltre gli spazi disponibili ad est, oltre il carcere, sono assai estesi e quindi il mantenimento dell’edificio storico non pregiudica affatto la possibilità di realizzazione del nuovo polo giudiziario. Le murature sono talmente potenti da assicurare una stabilità climatica ottimale, anche in carenza di interventi artificiali di riscaldamento o di raffrescamento. Si tratta di spazi ben più godibili e sicuri rispetto a quelli previsti negli edifici vetrati, progettati alla moda, che rimarranno in situazione di difficile agibilità nei momenti di crisi energetica acuta, purtroppo a noi vicini. Ma se il Presidente Dellai, il Sindaco Pacher ed altri ritengono con sicurezza che l’edificio sia privo di valore storico ed architettonico, “una crosta”, abbiano il coraggio di sottoporre il loro parere al giudizio di una commissione di esperti, nella quale siano presenti tecnici della Provincia e del Comune, di Italia Nostra e del Fai, il Soprintendente ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Bolzano, Helmut Stampfer, un rappresentante dei Beni Monumentali austriaco e un esperto nominato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Una commissione libera, tecnica, non politica.

Trento, 11 ottobre 2007

Per la sezione trentina di Italia Nostra
Il Presidente Paolo Mayr

Il Vicepresidente Salvatore Ferrari

 Aggiornato il 10 marzo 2008

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