
Italia Nostra Trento ha già contribuito più volte al dibattito sul tema del fotovoltaico a terra, la più recente in occasione dell’approvazione da parte della Giunta provinciale del DGP n. 2053 dd. 13.12.2024 che garantisce la possibilità di installare file di pannelli fotovoltaici anche lungo i bordi di tutte le strade, perfino all’interno dei centri abitati.
In quell’occasione riconoscevamo l’importanza di tendere al massimo incremento di energia da fonti rinnovabili, ma anche l’assoluta necessità di non perdere di vista il contesto generale di quest’azione, che non deve essere penalizzante sotto altri aspetti, soprattutto non deve costituire elemento lesivo di beni preziosi come il paesaggio, il territorio, il suolo libero.
Questa complessa materia va disciplinata con una normativa che tenga conto di tutti gli aspetti che vengono coinvolti e che sappia assicurare il corretto inserimento degli impianti nel contesto paesaggistico.
Ora il tema torna alla ribalta, con proposte ancora più impattanti: dopo il progetto di un parco fotovoltaico all’ex cava Piscolo sopra Ceole – con la previsione dell’installazione di 5.096 pannelli -, nelle ultime settimane si discute sulla proposta di un campo fotovoltaico di quasi 6500 metriquadrati, in area agricola di pregio, nel comune di Caldonazzo: un’estesa superficie di pannelli da installare sopra le coltivazioni, a 4 metri da terra!
Lo chiamano “agrovoltaico” cercando di far passare con questo contorto termine un messaggio “positivo”, in linea con la natura e la biologia. La componente “agro” – che probabilmente secondo chi ha ideato il lemma dovrebbe sdoganare un sistema che invece è fortemente impattante – a noi richiama il suo significato di “aspro, acido, pungente, duro”. È proprio il contrario di “dolce, gradevole, amabile”. Quindi lo dice già la parola, ma soprattutto lo dice l’immagine stessa che ci viene proposta: una superficie scura, riflettente, incorniciata da elementi metallici e sostenuta da pesanti travature in ferro (dovrebbero sostenere il peso dei pannelli ma soprattutto reggere alla forza del vento).
Queste “grandi superfici nere”, appoggiate sui prati e su campi un tempo coltivati, sono uno sfregio pesante inferto al paesaggio (ce ne sono diverse anche in Trentino, a volte proprio in bella vista, a tagliare l’armonia di paesaggi bucolici o alpini), ma è inimmaginabile pensarle addirittura sopra gli alberi da frutto o le coltivazioni.
La presa di posizione del Comune di Caldonazzo è stata immediata. Per l’amministrazione comunale, rilevato il contrasto con PRG e PUP perché la zona è classificata come agricola di pregio, il progetto risulta in netto contrastoanchecon la strategia di sviluppo turistico dei fondovalle alpini e in particolare della conca dei Laghi di Caldonazzo e Levico ed inoltre, dato che trattasi di investimento economico (la potenza ricercata è di molto superiore alle necessità dell’azienda proponente), potrebbe costituire incentivo per un progressivo abbandono dell’attività agricola all’inseguimento di nuove forme di redditività.
Tra le considerazioni portate dall’azienda e da altri operatori interessati a questa nuova forma di investimento economico, si è parlato di rapporto proporzionale tra nuovo reddito e produzione agricola, di temperature, umidità, irraggiamento diffuso e diretto.
Si è addirittura parlato di impianto “green”, che non trasformasse il terreno, per un parco di 14000 metriquadrati realizzato in Sardegna.
Ma mai si parla seriamente di paesaggio, o nei casi migliori se ne parla nella sola accezione di elemento attrattivo per il turismo.
Il paesaggio non è una “quinta scenica”, non è un fondale su cui proiettare la vita dell’uomo, ma è parte integrante del suo vivere, un luogo prossimo, un valore che assicura la qualità ambientale e vitale. È un bene prezioso, un bene comune, che si è formato con la sedimentazione sui territori naturali dei segni lasciati dalle varie culture e che va tutelato nell’interesse di tutti i cittadini e dell’intera società. Il paesaggio è una delle principali risorse, innanzitutto sostanziali e culturali ma anche economiche, dei nostri territori. Non può essere messo in secondo piano rispetto a qualsiasi altra esigenza gestionale, non può venire depauperato per ogni necessità funzionale. Va invece rispettato e valorizzato, anche in una aggiornata visione di sviluppo ecosostenibile che valuti tutte le possibili componenti (economia, industria, agricoltura, cultura, ambiente e paesaggio).
Ricordiamo che il valore del paesaggio è riconosciuto in primis dalla Costituzione, che all’art. 9 ne garantisce, assieme al patrimonio storico e artistico della Nazione, la tutela e ne dichiara -mediante la collocazione tra i primi 12 articoli contenenti i princìpi fondamentali ispiratori della vita della Repubblica- la preminenza rispetto a qualsiasi altro aspetto (economico, tecnologico, ecc.).
Facciamo presente anche che il tema del fotovoltaico a terra è di grande attualità su tutto il territorio nazionale.
Richiamiamo un importante incontro tenutosi a Roma nel maggio 2024, organizzato dal coordinamento CoalizioneArticolo9[1]: gliStati Generali contro l’eolico ed il fotovoltaico a terra. Un’iniziativa che ha avuto pieno successo (in appena 20 giorni sono state raccolte quasi 500 adesioni, di cui 90 tra sindaci e amministratori locali e 120 tra Comitati, Associazioni culturali, imprenditoriali e Aziende agricole), che è iniziata con questa presentazione: “siamo gli abitanti delle campagne, delle colline, dei mondi degli Appennini e delle grandi isole. Ci siamo battuti per anni contro abbandono e spopolamento e ora il sogno di riuscire a realizzare conservazione e innovazione viene spazzato via, a causa dell’invasione di migliaia e migliaia di impianti eolici e fotovoltaici a terra, imposti per legge, che trasformeranno paesaggi unici, agricoli o naturali, in una unica ed estesa zona industriale” e che si è conclusa con la richiesta al mondo politico di una profonda revisione delle politiche per le fonti rinnovabili, abbandonando i progetti di espansione sul territorio degli impianti eolici e fotovoltaici a terra in assenza di qualsiasi pianificazione. “Non si può salvare il Pianeta danneggiando il Paesaggio e la Biodiversità”.
La sezione trentina di Italia Nostra sostiene fermamente il concetto che i pannelli fotovoltaici debbano essere installati solo sulle superfici edificate, al di fuori dei centri storici, senza produrre ulteriore consumo di suolo e lo sfregio del paesaggio. In ogni contesto abitato esiste a tutt’oggi un enorme patrimonio di edifici a funzione industriale, artigianale e terziaria, con estese superfici di copertura che ben si prestano ad accogliere tali strutture.
Italia Nostra Trento
Il Consiglio direttivo
[1] CoalizioneArticolo9 è formata da numerose associazioni nazionali e comitati territoriali, in questa occasione da Italia Nostra, Amici della Terra, Mountain Wilderness, Ente Nazionale Protezione Animali, ProNatura, AssoTuscania, Altura, l’Altritalia Ambiente, Crinali Bene Comune, Rete Resistenza dei Crinali, Associazione Italiana Wilderness AIW, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, LIPU Puglia e Basilicata, Centro Parchi Internazionale, Salviamo il Paesaggio, GRIG Gruppo Intervento Giuridico, Comitato per la Bellezza, Comitato per il Paesaggio, Emergenze Cultura e Appennino Sostenibile.
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