Cavalese, El Pezo del Gazolin

                                                                                                                                            Trento,  29.11.2025

Alla cortese attenzione di: dott. Carlo Betta, Sindaco di Cavalese – sindaco@comunecavalese.it

e p.c.

Commissione per la pianificazione della Comunità territoriale di Fiemme cpc@comunitavaldifiemme.tn.it

e quotidiani locali e organi di stampa loro indirizzi

Oggetto: L’abete monumentale del Gazzolin (Cavalese): un laboratorio ancora ricco di vita.

In località Gazzolin (Cavalese strada verso Il Tabià, una laterale) imperava fino a pochi anni fa un albero monumentale: l’abete del Gazzolin (Pec del Gazolin). Un albero di età stimata in circa 200 anni, miracolosamente sopravvissuto all’invadenza dell’uomo, alto oltre 30 metri, una circonferenza di 4,30 metri, possente nel tronco ma anche nei rami che lo caratterizzano. Si tratta di un monumento del quale si trova una descrizione in una scheda nel volume edito nel 2006 dalla Provincia di Trento “Custodi del tempo”. Il monumentale albero ora è rinsecchito, morto a causa di un attacco del bostrico. È stato custode da vivo, ma è ancora custode, ha solo esaurito una parte delle sue funzioni.

Il Comune di Cavalese intende tagliare la pianta e lasciare traccia dell’antica, maestosa presenza con una scultura lignea che viene definita opera d’arte. La proposta è stata bocciata dalla Commissione per la pianificazione territoriale di Fiemme, con votazione unanime.

Il sindaco di Cavalese dott. Carlo Betta, nel perseguire il suo intento, si dice sorretto da un parere della Fondazione Mach, che sembra abbia valutato l’albero come elemento pericoloso.

Riguardo il tema della sicurezza, lì passa una pista forestale utilizzata anche da pedoni e ciclisti ma il maestoso albero è ben solidarizzato al terreno, con possente apparato radicale. Forestali esperti da noi interpellati dichiarano che non si rileva alcuna situazione di rischio, che potrebbe sussistere solo in eventuali casi di emergenza violenta, ma talmente forte che in quel caso gli escursionisti non sarebbero sui sentieri.

A Cavalese -come del resto si ravvisa in modo diffuso in tutto il Trentino- non si presta attenzione al valore complessivo delle piante e dei loro significati. Ne è recente esempio il taglio di piante storiche effettuato presso le scuole elementari del Comune.Italia Nostra sostiene e rafforza l’indicazione tesa alla tutela del monumento espressa dalla Comunità territoriale. L’albero è di per sé un’opera d’arte, più importante e più preziosa di qualsiasi manufatto in legno. Per questo va conservato, integro. Leggere la pianta significa comprendere dove e in quale contesto storico è cresciuta (un prato probabilmente). Significa comprendere che questa pianta ci parla e parlerà delle conseguenze indirette della tempesta Vaia (la diffusione anomala del parassita bostrico), degli errori storici che l’uomo ha imposto alla natura con una selvicoltura monospecifica, in troppi casi anche imponendo, attraverso la piantumazione artificiale dei secoli scorsi, ampie zone “coetanee”, cioè con alberi senza varietà di età.

Recentemente le montagne del Trentino sono state fin troppo invase da cosiddette opere d’arte realizzate, con elementi lignei di recupero, al posto di alberi tagliati o in luoghi panoramici: monumenti invasivi, spesso a scala gigantesca, raffiguranti animali (lupi, grifoni, orsi, cervi) o funghi e funghetti, gnomi sparsi ovunque. Situazioni che più che rispondere a criteri artistici, creano attrattive turistiche che, laddove imponenti, impediscono la lettura dell’ambiente naturale di troppi luoghi di alto pregio.

L’abete del Gazolin, anche da secco, è un’opera d’arte, propria della natura.

Si tratta di un maestoso soggetto, che anche da morto ospiterà per decenni un lavorio incessante di batteri, insetti, avifauna, muschi, licheni, funghi che dialogheranno in interazione fra loro e con l’apparato radicale, con il sottosuolo.

Il visitatore di quest’albero lasciato integro come monumento naturale raccoglierà impressioni, emozioni, storie che non possono venire cancellate dalla solita banale motosega per poi far seguire, ancora una volta, l’affondo definito artistico dell’uomo grazie a qualche scalpello.

L’albero, anche da secco, va lasciato come sta: un monumento al legno, capace di offrire svariate forme di vita, di permettere alla natura una rinascita.

A noi umani lascerà il fascino di incredibili emozioni, ai ricercatori un laboratorio naturale di vite che si svilupperanno in tempi molto brevi.

Italia Nostra  Trento – Il Consiglio direttivo

trento@italianostra.org

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