
Rendering – Comitato locale anti biodigestore
Italia Nostra Trento si unisce all’espressione di dissenso nei confronti del progetto del biodigestore di Vigo Lomaso, sollevata sia da diversi cittadini – che hanno depositato osservazioni critiche sottoscritte da 120 persone e avviato una petizione di raccolta firme – sia da alcuni consiglieri provinciali che hanno rivolto un’interrogazione alla Giunta sollecitando una risposta ai dubbi dei residenti in merito al volume stimato di smaltimento dei liquami, all’esclusione della possibilità di accoglienza di letame da fuori zona, all’aumento del traffico pesante, all’inquinamento acustico, a possibili sversamenti, ad eventuali emissioni di gas e odori, alla valutazione dell’impatto ambientale e paesaggistico.
Il progetto è stato presentato all’inizio di agosto al Consiglio comunale di Comano Terme ed ha ottenuto le deroghe, sia comunali che provinciali, alle norme del PRG. Consiste in un grande impianto di biomassa per 18.000 tonnellate di letame, suddiviso in due biodigestori da 300 kWh: uno localizzato tra Vigo Lomaso e Dasindo l’altro nella piana tra Fiavè e la frazione di Bleggio Superiore, che verranno realizzati in due fasi temporali. Al momento si tratta di avviare le opere nella prima località. Qui l’impianto sarà costituito da:
- un capannone a pianta rettangolare con dimensioni di m 45,00×20,00 e altezza di circa m 11,00.
- la vasca di stoccaggio del digestato: un manufatto a pianta circolare con copertura a calotta, con diametro pari a circa m 29 ed altezza complessiva pari a circa 14 metri, con una parte interrata di circa m 3;
- i digestori a pianta circolare con diametro poco superiore a 20 m ed altezza complessiva di circa m 13,50 uniti da un corpo più basso (locale di controllo elettrico e termico ed un locale pompe);
- altri volumi minori a servizio dell’impianto.
Il biodigestore, già di per sé impattante a causa delle dimensioni dei manufatti che risultano completamente fuoriscala rispetto al contesto e di indubbia criticità per l’ambiente (rischio odori, rumori, implementazione del traffico veicolare pesante, possibili sversamenti, ecc.), verrebbe realizzato in un’area prospicente la Pieve di San Lorenzo di Vigo Lomaso – lo storico e più rilevante monumento romanico di tutto il trentino -, in vista del complesso di Castel Spine – con alcune parti restaurate e altre in stato di rudere – e all’imbocco della valle Lomasona, una rara realtà naturalistica ancora intatta.
Le analisi propedeutiche alla progettazione sono state effettuate dai tecnici della FEM (Fondazione Edmund Mach) di San Michele all’Adige, stimato ente di rilievo internazionale che svolge attività di istruzione e formazione, ricerca scientifica, sperimentazione e consulenza tecnica nei campi dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente, che per le scelte localizzative ha definito alcuni parametri, tra cui quello della massima distanza di 12 km tra le aziende che conferiranno materiale e l’impianto stesso.
Il rilievo che emerge immediatamente, già ad una prima lettura dei criteri progettuali, è che tra tali parametri non figura quello paesaggistico, di primaria rilevanza, dato che anche la Costituzione italiana stabilisce l’impegno inderogabile nella tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, dell’ambiente, della biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
Risulta completamente assente lo studio degli elementi vedutistici, dell’assetto percettivo panoramico e degli elementi di lettura di qualità paesaggistica, indispensabili per mettere in rilievo le relazioni visive, storico-culturali, simboliche, delle varie componenti del sistema con il contesto.
La gravità di questo fatto risiede nella mancata attenzione all’antica Pieve di San Lorenzo di Vigo Lomaso che non viene minimamente presa in considerazione né nella relazione di progetto (nemmeno al capitolo relativo alla compatibilità del nuovo impianto con i valori paesaggistici della zona), né nell’analisi della “Sotto CUP” (Commissione provinciale per l’Urbanistica e il Paesaggio -Sottocommissione per il Paesaggio). Nessun cenno all’epoca di costruzione(è una delle sette pievi più antiche delle Giudicarie, documentata nel XIII secolo) e alle sue caratteristiche architettoniche (la chiesa con il battistero, la torre campanaria, la canonica, il rustico e il cimitero costituisce il più completo esempio architettonico di Pieve Rurale del Trentino). Nessuna valutazione del rapporto che verrà ad instaurarsi tra i grandi volumi del biodigestore ed il pregevole manufatto storico-architettonico.
Fosse stata fatta una tale analisi, la scelta della localizzazione avrebbe escluso a priori il sito individuato. Uno studio corretto ed esaustivo dell’incidenza sul territorio di un simile progetto deve essere condotto da un’équipe di formazione tecnico-culturale in grado di valutare tutte le emergenze, comprese quelle storico-artistiche che caratterizzano il luogo, di darne la giusta rilevanza e di garantirne il rispetto e la valorizzazione.
Sorprende l’autorizzazione della “Sotto CUP”, che non ha rilevato la gravità e invasività di questo progetto e si è limitata a prescrizioni semplicistiche, chiedendo l’aumento della fascia verde verso strada interpoderale, la predisposizione di uno studio cromatico delle superfici degli enormi volumi previsti e di un’adeguata campionatura. Palliativi minimi per un’opera che porterà un forte squilibrio in un contesto che fino ad oggi ha saputo mantenere un’altissima qualità paesaggistica. La fascia arborea potrà produrre un maggiore mascheramento solo per chi percorre quella strada specifica ma, dato che il sito si trova sul bellissimo altipiano del Lomaso, nessun beneficio potrà apportare agli innumerevoli punti di vista che una tale conformazione orografica offre. Le prescrizioni imposte lasciano esterrefatti, puri palliativi arborei-cromatici, come prescrivere ad un malato l’uso di un belletto in luogo dell’individuazione di un’adeguata terapia!
Per risolvere i problemi ambientali causati da una massiccia presenza sul territorio di allevamenti zootecnici (il progetto nasce dalla necessità di rispondere alle problematiche ambientali che gli sversamenti dei liquami in campo stanno provocando ai due principali corsi d’acqua della zona corrispondenti al torrente Dal ed al rivo Carera), si sta decidendo di dequalificare un bene paesaggistico di straordinario valore, che caratterizza l’intero altipiano del Lomaso e che lo rende unico nel contesto geografico provinciale. Si sta scegliendo di produrre uno sfregio visivo-percettivo al monumento storico-artistico più importante della valle e tra i principali del Trentino. Si decide di impoverire tutta la comunità di un bene prezioso che potrà fare la differenza in termini di qualità di vita e anche di possibilità di sviluppo economico (per esempio legato ad un turismo sostenibile e consapevole) sia in un futuro prossimo, sia per le generazioni che verranno.
Per questo chiediamo Comune di Comano Terme di sospenderne l’iter autorizzativo e di rivalutare una tra le diverse altre possibili soluzioni.
Italia Nostra sezione trentina – Il Consiglio direttivo
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