Interventi a sostegno del territorio

Bentornata Torre Vanga

data: 
Giov, 22/11/2007

 

Italia Nostra è lieta che, finalmente, dopo tanti anni di chiusura, Torre Vanga, prezioso monumento storico, architettonico e paesaggistico, ritorni alla fruibilità della popolazione del Trentino e all’interesse dei viaggiatori.

Essa non manca mai nelle raffigurazioni della città, a partire dall’acquerello di Dürer (1495 circa) fino alle vedute ottocentesche, come punto focale e strategico del passaggio sul fiume, ovviamente prima dell’infelice deviazione dell’Adige (1858).

Della grande importanza storico-monumentale-tradizionale dell’edificio Italia Nostra è sempre stata fortemente convinta, tanto che all’indomani della devastante alluvione del 1966, che danneggiò seriamente la Torre, stanziò un sostanzioso contributo (due milioni di lire) per i necessari lavori di restauro e ripristino.
Sempre nel 1967, a lavori ultimati, Italia Nostra trovò ospitalità nella Torre per una grande mostra dedicata alla conoscenza e difesa del patrimonio ambientale della valle dei Mocheni. Infine, negli anni 1999-2000, attraverso severe denunce riportate sulla stampa locale, Italia Nostra è riuscita, assieme ad altri, a far sospendere l’iter del complesso dei lavori, promossi dalla stessa Soprintendenza per i Beni Architettonici (all’epoca Ufficio Beni monumentali ed architettonici) della PAT, che avrebbero irrimediabilmente modificato e snaturato la configurazione interna, a dispregio dei consolidati criteri di intervento in edifici storici e perdipiù soggetti a tutela monumentale. In questa circostanza ci fu un saggio ripensamento da parte degli organi provinciali di tutela e i necessari lavori di completamento del restauro vennero condotti con severi criteri di salvaguardia.

E’ immediato e molto triste il confronto tra questo episodio positivo e il comportamento riservato alle ottocentesche carceri austroungariche di Trento: da una parte si è proceduto all’accurato restauro di Torre Vanga, edificio adibito a carcere nella prima metà del XIX secolo, dall’altra si è decretata la distruzione del carcere attuale, anche se di alto valore storico, architettonico e monumentale.

Ben tornata quindi la torre sul fiume, la torre strategica a guardia delle vie verso ovest, la torre prigione, la torre laboratorio!

Trento, 22 novembre 2007

I ng. Paolo Mayr
Presidente della sezione trentina
di Italia Nostra onlus

Disciplina delle attività culturali, disegno di legge 20 giugno 2005 n. 118 - Osservazioni

data: 
Ven, 09/03/2007

 

Audizione in Quinta Commissione Permanente (venerdì 9 marzo 2007)

Premessa Con la legge provinciale 30 luglio 1987 n. 12 la Provincia Autonoma di Trento aveva definito la normativa per la Programmazione e lo sviluppo delle attività culturali nel Trentino. Questa legge fissava non solo le finalità degli interventi e degli strumenti della programmazione provinciale delle attività culturali, ma disciplinava anche le finalità e i requisiti delle istituzioni culturali locali (biblioteche e musei).

Regolamentava, inoltre, le misure d’intervento a sostegno delle attività culturali comunali e comprensoriali, e di quelle promosse e organizzate da associazioni o da altri enti privati. Con il disegno di legge 20 giugno 2005, n. 118, invece, la Provincia si limita a disciplinare le proprie attività culturali, “nonché quelle di rilievo provinciale anche proposte o realizzate da altri soggetti, finanziate in tutto o in parte dalla Provincia”, come chiarisce l’emendamento all’articolo 1 presentato dall’assessore Cogo il 14 febbraio scorso. E’ forse eccessivo, quindi, parlare – come si legge nella relazione illustrativa – di legge quadro in materia di attività culturali, in quanto il provvedimento in discussione riordinerà solo gli strumenti legislativi del settore culturale “della Provincia” e non dell’intero sistema culturale trentino. Di conseguenza anche il titolo del disegno di legge andrebbe modificato con l’aggiunta “della Provincia”.

Appare dunque discutibile la proposta di totale abrogazione della L.P. 12/1987, fissata dall’articolo 29, comma 1, lettera a del ddl 118, che rischia di creare un vuoto normativo in merito alle problematiche non affrontate da questo disegno di legge. Chi stabilirà, ad esempio, le linee guida delle politiche culturali di interesse locale? Chi definirà il sistema di qualificazione dei soggetti culturali locali? Chi deciderà i requisiti minimi di preparazione (titoli, curriculum) delle figure professionali chiamate ad operare nei musei civici o nelle biblioteche comunali? I singoli comuni, il Consiglio delle Autonomie, o chi altri? Si ricorda in proposito che lo Statuto Speciale per il Trentino – Alto Adige attribuisce alla Provincia – e non ad altri enti - potestà normativa esclusiva nel settore dei beni e delle attività culturali (art. 8). Premesso ciò si chiede il mantenimento di quella parte di L.P. 12/1987 non modificata dal disegno di legge n. 118, in attesa che un nuovo provvedimento normativo – urgente e necessario - venga predisposto, discusso ed approvato. Per quanto riguarda l’impianto della legge non ci pare accettabile – con la giustificazione della semplificazione normativa – l’ampio rinvio a regolamenti e a delibere della Giunta provinciale, non per la “definizione degli interventi finanziari specifici, degli aspetti attuativi, procedurali e di dettaglio” (relazione illustrativa), ma, per la definizione di “molti aspetti importanti e cruciali per quantificare gli effetti finali del provvedimento”, come correttamente evidenzia la relazione tecnica sulla copertura finanziaria e amministrativa, che accompagna il testo del disegno di legge.

Di fatto i principi fondamentali e le linee guida della legge, ma anche i requisiti, i compiti, gli standard di qualità, i modelli organizzativi delle istituzioni culturali saranno stabiliti dalla Giunta provinciale e non dal Consiglio Provinciale! Non è stata condivisa, infine, la scelta di aver estrapolato l’istituzione della fondazione “Museo storico del Trentino” da questo disegno di legge. Tale decisione ha portato alla costituzione di questa nuova fondazione – con la legge finanziaria del 2007 – senza un preventivo confronto con tutti coloro che in Trentino si occupano di ricerca storica e con coloro che avevano espresso riserve e perplessità, anche di tipo giuridico, sul trasferimento del patrimonio, dell’attività e forse anche del personale da un’associazione culturale onlus denominata “Museo storico in Trento” ad una fondazione promossa dalla Provincia.

Esame dell’articolato
• All’articolo 5, comma 2 va chiarito quali siano i “soggetti estranei all’amministrazione provinciale”.

• All’articolo 7 tra i soggetti sono da inserire le Associazioni culturali

• All’articolo 8, comma 3 dopo le parole “operatori culturali” vanno aggiunte le parole “e le Associazioni culturali”.

• Il comma 2 dell’articolo 9 elenca una serie di attività e di servizi culturali che i comuni potrebbero gestire in forma associata. Si propone di aggiungere – lettera h – le attività di “Archivio storico di valle” e i servizi ad esso connesso. Per fare questo è necessario prevedere l’istituzione dell’Archivio storico di valle, inteso come nuovo servizio culturale e come spazio – adeguato, sicuro e visitabile - di raccolta della documentazione storica - ordinata ed inventariata - non solo degli enti pubblici (comuni, comprensori) di un preciso ambito territoriale (comunità di valle) – come già prevede il comma 2 dell’articolo 24 della L.P. 17 febbraio 2003, n. 1 (Nuove disposizioni in materia di beni culturali) – ma anche della documentazione conservata in archivi di istituti scolastici, bancari, di aziende turistiche (ex APT di valle), di associazioni professionali, culturali e di volontariato, di imprese o di altri soggetti ed enti privati (enti ecclesiastici) operanti in un determinati territorio, ovviamente d’intesa con i soggetti detentori o proprietari. L’istituzione dell’archivio storico di valle porterebbe ad una migliore tutela e conservazione della documentazione archivistica, una più attenta ed economica gestione, ma soprattutto ne garantirebbe una maggiore fruizione da parte di ricercatori, studenti, o di semplici cittadini. La costituzione in ogni “comunità di valle” del Trentino di un Archivio storico di tale natura porterebbe, infine, alla creazione di alcuni posti di lavoro altamente qualificati, consentendo la permanenza nelle valli di alcune professionalità altrimenti destinate a “migrare” altrove.

• All’articolo 10, comma 1, lettera a si propone di inserire dopo la definizione “patrimonio storico, artistico e ambientale” le parole “architettonico ed archivistico”, mentre dopo la lettera b dello stesso comma dopo le parole “operatori culturali” vanno aggiunte le parole “e da associazioni culturali”.

• L’articolo 14, comma 2, stabilisce che la Provincia possa concedere contributi solo ad associazioni di volontariato culturali aderenti a federazioni di associazioni. Tale impostazione esclude importanti associazioni di volontariato culturale, finora non ritenute di rilievo provinciale, secondo noi in maniera ingiustificata. La nostra stessa associazione, che fa parte di una associazione nazionale, che opera dal 1963 per la tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale del Trentino, che gestisce una piccola biblioteca specialistica e un Centro di Documentazione Ambientale intitolato ad “Alberto Agostini” non è ritenuta di rilievo provinciale, con tutto ciò che ne consegue.

• L’emendamento all’articolo 14, comma 4, presentato dall’assessore Cogo affida all’assessore competente il compito di promuovere “forme di confronto” solamente con i rappresentanti delle federazioni di volontariato culturale di rilievo provinciale e senza stabilire ogni quanto tempo. Si propone di prevedere una consultazione semestrale con questi rappresentanti, ma anche di individuare forme e modalità appropriate per consultare almeno una volta all’anno le altre associazioni culturali operanti nel Trentino.

• L’articolo 16 stabilisce di delegare ad un regolamento la definizione del sistema di qualificazione dei soggetti culturali, mentre nella L.P. 12/1987 i requisiti delle istituzioni culturali (biblioteche e musei in primis) che intendevano beneficiare dei contributi provinciali erano fissati dalla legge (articolo 15). Al riguardo riteniamo prioritario inserire in legge i principi, i criteri, gli standard di qualità con cui qualificare le associazioni e le istituzioni culturali provinciali e non demandare al futuro regolamento elaborato dalla Giunta provinciale.

• Questo disegno di legge dedica alle biblioteche due soli articoli: il 17 relativo al sistema bibliotecario trentino e il 18 inerente il “Catalogo bibliografico trentino”, quest’ultimo ripreso dalla legge istitutiva del 1981 (L.P. 18 agosto 1981, n. 16). Poche righe per disciplinare un complesso, articolato e delicato sistema culturale distribuito sul territorio e in cui operano centinaia di operatori. Non una parola sulla formazione del personale addetto alle biblioteche, sull’aggiornamento degli operatori, sulla collaborazione con le associazioni professionali. Al comma 4 dell’articolo 17 si accenna alla convocazione periodica della “conferenza dei responsabili delle biblioteche”, ma da nessuna parte si dice chi la istituisce, chi ne determina le modalità di funzionamento, ogni quanto viene convocata, ecc… La legge si limita a fotografare la situazione attuale, senza affrontare le questioni aperte. Ne citiamo una per tutte. Secondo questo disegno di legge solo le “biblioteche pubbliche e private, qualificate dalla Provincia” – non si sa ancora secondo quali requisiti – e “aderenti al catalogo bibliografico trentino” costituiscono il sistema bibliotecario trentino. Il ddl 118 non si pone, quindi, il problema di far emergere quel prezioso patrimonio librario spesso non conosciuto, poco visibile e raramente utilizzato dal pubblico, di proprietà di enti privati o di associazioni di volontariato culturale, sociale o ambientale. Queste raccolte librarie, spesso di carattere specialistico, escluse dal catalogo bibliografico trentino, risultano di fatto “invisibili”. E’il caso, direi clamoroso, della biblioteca storica del Centro Studi per la Val di Sole, ospitata alla Torraccia di Terzolas. Istituita nel 1990 conta un patrimonio librario di circa 4000 volumi – non solo di carattere locale –, 160 tesi di laurea, oltre all’importante fondo di manoscritti – di rilievo provinciale - dello storico solandro Giovanni Ciccolini (1876-1949). Per questo disegno di legge è come se non esistessero. Visto il ruolo strategico e l’importanza del sistema bibliotecario del Trentino riteniamo sia necessaria una legge apposita che ne disciplini l’organizzazione, la gestione, le finalità, gli standard qualitativi, la selezione degli operatori, ecc…. Per questo chiediamo di stralciare da questo ddl i due articoli sopra citati, rinviando ad un nuovo provvedimento ad hoc e lasciando nel frattempo in vigore l’intero Titolo III della L.P. 12/1987, e gli altri articoli (9, 15 e 18 in particolare) relativi alle biblioteche. Per definire una nuova disciplina in materia di biblioteche consigliamo di prendere a modello la recente legge regionale del Friuli Venezia Giulia (n. 25 del 1 dicembre 2006), predisposta in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB) e non scritta unicamente da consulenti economici e legali!

• Con il comma 3 dell’articolo 23 il disegno di legge impegna la Provincia a promuovere e favorire “l’integrazione e il coordinamento del sistema museale trentino”. Nessun articolo del disegno di legge prevede invece forme precise di coordinamento tra i vari sistemi culturali trentini (Musei, biblioteche, archivi, Soprintendenze, Ecomusei), lasciando dunque al caso o alla buona volontà dei singoli responsabili di questi servizi la possibilità di trovare forme di collaborazione per migliorare la loro attività e la loro offerta culturale. Un “organismo” per un coordinamento generale dei vari servizi culturali trentini andrebbe istituito.

• Per quanto riguarda l’attività del Museo Castello del Buonconsiglio, disciplinata dal comma 2, lettera d, dell’articolo 2, andrebbe riformulata la parte relativa alla valorizzazione delle testimonianze culturali “correlate in ambito storico o territoriale” ai “beni culturali messi a disposizione dalla Giunta provinciale”. Il Museo, presente sul territorio provinciale con quattro sedi prestigiose (Buonconsiglio, Stenico, Beseno e Thun), profondamente radicate nella storia e nell’ambiente trentino, dovrebbe studiare e valorizzare, a fini anche della divulgazione e della promozione culturale intesa in senso ampio, non solo il patrimonio storico e culturale degli ambiti geografici in cui si trovano i castelli, ma anche quello presente su tutto il territorio provinciale, per i periodi storici di propria competenza, dall’Alto Medioevo fino al principio del secolo XIX. Al Museo va garantita, inoltre, l’autonomia decisionale e finanziaria in merito all’incremento delle proprie collezioni d’arte.

• Il comma 3 dell’articolo 24 affida al Museo Castello del Buonconsiglio anche i “compiti e le attività concernenti l’organizzazione e l’esposizione dei beni archeologici”. Come s’inquadra questo provvedimento con l’istituzione del museo archeologico trentino “nell’ambito della soprintendenza per i beni archeologici, quale struttura a livello d’ufficio”, prevista dall’articolo 3 della L.P. 17 febbraio 2003, n.1? Non c’è il rischio di sovrapposizione di competenze tra Museo e Soprintendenza?

• Il comma 2 dell’articolo 25 prevede la possibilità di affidare a “soggetti terzi” i “servizi di funzionamento e la gestione ordinaria” dei Musei della Provincia. Va chiarito che cosa s’intende con “gestione ordinaria”. Risulta fondamentale, relativamente al coinvolgimento dei privati, stabilire i compiti e i settori d’intervento. L’attività di catalogazione, la didattica, l’organizzazione di iniziative per promuovere la conoscenza dei beni culturali, vanno curate direttamente dalle istituzioni museali, salvo la possibilità di avvalersi di collaborazioni esterne per specifici progetti.

Trento, 9 marzo 2007

La Direzione della sezione trentina di Italia Nostra onlus

 
 Aggiornato il 8 giugno 2007

Ancora in difesa del complesso carcerario di Trento

data: 
Giov, 11/10/2007

 

Lo scritto di Pietro Citati su “La Repubblica” del 6 ottobre contro l’abbattimento del carcere austro-ungarico di Trento ha suscitato vivaci reazioni da parte del Presidente della Giunta provinciale, del Sindaco di Trento, del Segretario del PATT e di alcuni lettori dei quotidiani locali. Ad essere sinceri anche a noi di Italia Nostra non è piaciuto il taglio genericamente accusatorio, in quanto per fortuna, anche se molto migliorabili, gli organismi provinciali di tutela dei beni storico-artistici e monumentali in Trentino sono in generale attenti ed efficienti.

Ma nel caso in esame le accuse di Citati colpiscono in pieno l’obiettivo, in quanto Provincia e Comune intendono veramente distruggere un edificio monumentale ed una chiesa. Il valore del vecchio carcere ultimato nel 1881 è indubbio; è assai probabile che chi esprime giudizi negativi non sia mai entrato nel suo interno e nei suoi cortili. Esso fu progettato, insieme al Tribunale, da Karl Schaden (1843-1914), egregio architetto austriaco. Ovviamente essendo adibito a carcere non ha l’aspetto nobile e solenne della contigua Sede Giudiziaria; è stato circondato da un anonimo alto muro, che toglie la vista d’insieme e specialmente della facciata est, dove sono collocati l’ingresso di rappresentanza e la chiesa; è stato abbruttito da una disarmonica sopraelevazione nell’angolo sud – est; ma soprattutto è privo da molti decenni di qualsiasi intervento manutentivo.

Questo è ciò che si intravede dal piano strada esterno, ma una visita attenta nei cortili ed all’interno evidenzia tutto il valore, il fascino e la potente bellezza di questo fabbricato. Le fasi progettuali e costruttive sono tutte documentate nell’archivio storico del Comune di Trento ed il pregio, anche a distanza di circa 130 anni di scarsa manutenzione, è evidente a chiunque abbia un minimo di sensibilità e di conoscenza di architettura, di tecniche costruttive e di materiali. Si tratta di una costruzione di impianto molto potente, interamente costruita in pietra di Trento, con pianta a tridente, accostata sul lato est del Tribunale. Estesa su tre piani utili, più un piano interrato.

Percorrendo i lunghi corridoi e visitando vari vani che su questi si affacciano, si rimane impressionati dalla forza degli elementi murari e dalla maestria costruttiva: murature di grosso spessore, soffitti a volta, rinforzati da arconi, pavimenti in lastroni di pietra trentina, pilastroni in pietra. Notevole il corpo centrale sul quale si affacciano due ordini di celle su ciascun lato con ballatoi in pietra di grosso spessore sorretti da potenti mensole in pietra, ben illuminato da alcuni lucernari zenitali e da un ampio finestrone sul lato ovest. Perfino il piano interrato dimostra una notevole cura costruttiva e funzionale con pavimentazione centrale in pietra e laterali in selciato; illuminazione e areazione da lucernari e bocche di lupo. Dai disegni di archivio è desumibile che anche la carpenteria lignea sia di rilevante valore: infine al centro del lato est, estesa dal 1° al 2° piano, vi è un’ampia chiesa di stile eclettico, con alto soffitto voltato, illuminata da tre finestroni absidali e da un ampio lucernario zenitale, ricca di pregevoli elementi di arredo, tra cui una cantoria lignea.

Sotto la chiesa si trova un portico colonnato, in parte tamponato, che in origine costituiva l’ingresso principale per i visitatori. La chiesa – come scrisse Ottone Brentari nel 1891 nella sua Guida di Trento – fu benedetta nell’autunno del 1881 “al titolo del Buon Pastore”. Nella richiesta di benedizione, inviata il 22 ottobre 1881 dalla Presidenza dell’Imperial Regio Tribunale Circolare di Trento al Principe Vescovo Giovanni Giacomo Della Bona, si parla di una “decentissima cappella destinata per la celebrazione delle sacre funzioni cui dovranno assistere i detenuti”, eretta “in questo nuovo fabbricato ad uso delle carceri criminali” (documento conservato presso l’Archivio Diocesano Tridentino). Questi sono elementi oggettivi, a fronte dei giudizi contrari basati su un secco giudizio del 1993, steso da un funzionario dei Beni Culturali e convalidato dalla Commissione Beni Culturali, in assenza di qualsiasi indagine storico-archivistica, di analisi architettonica e rilievo e quindi in piena difformità da quanto prescritto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs 42/2004), che impone nei procedimenti di verifica un’adeguata attività conoscitiva, qui inesistente.

Tesi inspiegabilmente e testardamente difesa dai massimi vertici provinciali e comunali e dall’arroganza e prepotenza del progettista. Essi affermano tra l’altro che i partecipanti al concorso del Polo Giudiziario avevano la possibilità di optare per la conservazione delle carceri. Al contrario, leggendo attentamente il bando di concorso, si rileva l’invito esplicito alla demolizione del carcere, provata anche dall’assenza del rilievo del fabbricato stesso. Anzi, a pagina 74, è inserita una planimetria per la localizzazione delle funzioni (vedi allegato) dove è cancellato il carcere e al suo posto è disegnato un rettangolo – con la scritta “nuova realizzazione” – nel quale si elencano i nuovi edifici da progettare. In effetti, la possibilità di riutilizzo dei pregevoli spazi è pienamente realistica, liberando le strutture principali dalle aggiunte, dalle tramezzature e dalle superfetazioni recenti.

Inoltre gli spazi disponibili ad est, oltre il carcere, sono assai estesi e quindi il mantenimento dell’edificio storico non pregiudica affatto la possibilità di realizzazione del nuovo polo giudiziario. Le murature sono talmente potenti da assicurare una stabilità climatica ottimale, anche in carenza di interventi artificiali di riscaldamento o di raffrescamento. Si tratta di spazi ben più godibili e sicuri rispetto a quelli previsti negli edifici vetrati, progettati alla moda, che rimarranno in situazione di difficile agibilità nei momenti di crisi energetica acuta, purtroppo a noi vicini. Ma se il Presidente Dellai, il Sindaco Pacher ed altri ritengono con sicurezza che l’edificio sia privo di valore storico ed architettonico, “una crosta”, abbiano il coraggio di sottoporre il loro parere al giudizio di una commissione di esperti, nella quale siano presenti tecnici della Provincia e del Comune, di Italia Nostra e del Fai, il Soprintendente ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Bolzano, Helmut Stampfer, un rappresentante dei Beni Monumentali austriaco e un esperto nominato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Una commissione libera, tecnica, non politica.

Trento, 11 ottobre 2007

Per la sezione trentina di Italia Nostra
Il Presidente Paolo Mayr

Il Vicepresidente Salvatore Ferrari

 Aggiornato il 10 marzo 2008

Caso “Tremalzo” - Richiesta incontro urgente

data: 
Lun, 25/09/2006

 

Egr. Signor Lorenzo Dellai
Presidente della Giunta provinciale
Piazza Dante, 15 38100 Trento e p.c.

Gentile dott. ssa Margherita Cogo
Vicepresidente della Giunta provinciale
Via San Marco, 27 38100 Trento
Oggetto: richiesta incontro urgente sul caso “Tremalzo”

Egregio presidente,

nei giorni scorsi abbiamo appreso notizie allarmanti in merito al futuro dell’area di Tremalzo, ovvero all’imminente passaggio della variante al PRG di Tiarno di Sopra in Comitato per l'Ambiente e successivo possibile sostanziale via libera da parte della Provincia Autonoma di Trento al cosiddetto “progetto di sviluppo turistico Leali” promosso dall’amministrazione comunale ledrense in accordo con società e operatori privati.

Sul carattere meramente speculativo-immobiliare dell’operazione e sulla netta subordinazione ad interessi privati, senza la garanzia di improbabili vantaggi economici duraturi per i cittadini ledrensi, le associazioni ambientaliste trentine si sono già espresse da tempo. I pericoli per l’ambiente naturale (colata di cemento di più di 60.000 mc all'interno di un preziosissimo SIC), la svendita del patrimonio collettivo dell'Uso Civico centenario, le perplessità in merito alla legittimità e correttezza delle delibere del Comune di Tiarno di Sopra e il rischio di sfruttamento intensivo della conca di Tremalzo a fini solamente turistici sono stati evidenziati puntualmente da comitati spontanei, da cittadini della Val di Ledro e come, detto sopra, dalle associazioni ambientaliste e sono stati esaminati in ben 4 interrogazioni presentate da alcuni consiglieri provinciali, tre dei quali di maggioranza.

In data 9 novembre 2005, inoltre, il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento aveva approvato l’ordine del giorno n° 40 con il quale impegnava la Giunta provinciale “ad una attenta ed approfondita verifica della regolarità di tutto l’iter autorizzativo del progetto Malga Tremalzo, che coinvolge anche una permuta di terreno Asuc effettuata, a quanto pare, senza le necessarie perizie”.

Ciò premesso le sottofirmate associazioni sono a chiedere a Lei e alla sua Giunta un incontro urgente per verificare la veridicità delle notizie preoccupanti a noi pervenute, per conoscere gli sviluppi dell’iter amministrativo e per presentare le nostre valutazioni su tutta la vicenda. Riteniamo infatti che vi sia un altro modo, meno impattante e più capace di futuro, di creare una economia sostenibile in Tremalzo, economia legata però alle caratteristiche naturali particolari e rare della zona. In attesa di un suo positivo riscontro, inviamo i nostri più cordiali saluti.

Luigi Casanova
vicepresidente CIPRA Italia

Paolo Mayr
presidente sezione trentina Italia Nostra onlus-sezione

Maddalena Di Tolla
presidente Legambiente Trentino

Sergio Merz
Lipu - Trentino

Renata Tavernar
Capogruppo provinciale Mountain Wilderness Italia

Francesco Borzaga
presidente WWF Italia – Delegazione Trentino – Alto Adige

Trento, 25 settembre 2006

 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Salvatore Settis “Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto” - Presentazione

data: 
Ven, 01/09/2006


 

L’Accademia Roveretana degli Agiati e la sezione trentina di Italia Nostra, in collaborazione con la casa editrice Electa, organizzano per giovedì 7 settembre 2006 ad ore 18.00 presso la Sala Filarmonica di Rovereto (Corso Rosmini, 86) la presentazione del volume di Salvatore Settis intitolato “Battaglie senza eroi. I beni culturali tra istituzioni e profitto”.

Il libro raccoglie circa 40 tra articoli, lettere ed interventi del prof. Settis – Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, coordinatore del comitato scientifico del MART e neopresidente del Consiglio Superiore dei Beni Culturali – che ripercorrono le vicende del patrimonio culturale italiano dal 2002 al 2005. Il volume, che segue il fortunato e più volte ristampato “Italia s.p.a. L’assalto al patrimonio culturale” (2002), riflette i “sommovimenti istituzionali di questi anni, le polemiche e le discussioni che li hanno circondati”.

Del contenuto del libro discuteranno con l’autore l’avvocato Gianluigi Ceruti,docente di Legislazione ambientale e delle aree protette nel corso di Laurea specialistica in Gestione dell’ambiente naturale e delle aree protette nell'Università di Camerino e “padre” della legge nazionale sui parchi e sulle aree protette del 1991 e il dott. Franco Marzatico, archeologo, direttore del Museo Castello del Buonconsiglio di Trento dal 1995 e socio dell’Accademia degli Agiati.

L’incontro sarà moderato da Salvatore Ferrari, storico dell’arte e vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra. Il prof. Livio Caffieri, presidente dell’ Accademia Roveretana degli Agiati e l’ing. Paolo Mayr, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, porteranno i saluti iniziali ai partecipanti.

L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Rovereto e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. L’incontro sarà l’occasione per fare il punto sulla questione dei beni culturali nel nostro Paese e per capire quali dovranno essere le politiche migliori per rilanciare questa importante, ma troppo spesso trascurata risorsa.

 Aggiornato il 8 ottobre 2006