Interventi a sostegno del territorio

Collegamento Pinzolo-Campiglio. Presentazione del ricorso al Consiglio di Stato - Conferenza stampa

data: 
Dom, 08/10/2006

 

Comunicato stampa di WWF, Italia Nostra e Legambiente.

Notificato oggi il ricorso al Consiglio di Stato per l'annullamento della sentenza del TRGA in merito al collegamento Pinzolo-Campiglio.

Il piano di collegamento funiviario e sciistico tra Pinzolo e Campiglio, che tante contestazioni ha sollevato nel Trentino, sarà oggetto di un giudizio d'appello davanti al Consiglio di Stato per l'annullamento della sentenza del Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento dello scorso anno.

Lo hanno deciso le associazioni ambientaliste W.W.F., Italia Nostra e Legambiente che nel ricorso in appello, notificato in queste ore, hanno affrontato -tra le altre- una questione di rilevante importanza giuridica.

L'avv. Gianluigi Ceruti con la collaborazione dell'avv. Carlo Biasi ha sostenuto l'incostituzionalità della normativa (un decreto del Presidente della Repubblica del 1984 modificato nel 1987) secondo la quale due giudici del TRGA vengono designati dal Consiglio provinciale e del Collegio giudicante di ogni causa amministrativa deve far parte, ogni volta, uno dei componenti nominati su proposta politica.

Secondo le Associazioni appellanti le norme suddette si porrebbero in contrasto con l'art. 111 della Costituzione come modificato dalla legge costituzionale n. 2 del 1999 che ha introdotto le norme del giusto processo e che prescrive l'assoluta terzietà e indipendenza del Collegio giudicante.

La designazione di due giudici laici votati dal Consiglio provinciale comporterebbe la violazione della Costituzione da parte del ricordato decreto del 1984 e contrasterebbe anche con Convenzioni internazionali di alto prestigio a livello mondiale sottoscritte dal nostro Paese e rese esecutive con leggi dello Stato italiano.

Le Associazioni ricordano che dubbi sulla costituzionalità della normativa che prevede i giudici di nomina politica nel T.R.G.A. furono sollevate sin dal momento dell'approvazione del decreto presidenziale del 1984 e che gli stessi sono riemersi anche nel dibattito nell'ambito dello stesso Consiglio provinciale. Le organizzazioni ricorrenti fanno notare che la gran parte dei provvedimenti amministrativi oggetto delle controversie davanti al TRGA trentino provengono dalla stessa Provincia autonoma di Trento.

Questo è l'argomento giuridico più clamoroso e con elementi di assoluta novità, ma, nel merito, i legali delle associazioni hanno riproposto le censure già formulate nei ricorsi di primo grado esprimendo critiche severe alla decisione appellata.

Su questa vicenda le Associazioni ricorrenti promuoveranno tra breve un incontro pubblico.

 
 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Parere sintetico sul terzo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti

data: 
Ven, 23/06/2006

 

Premessa
In merito alla proposta di Terzo Aggiornamento del Piano Provinciale di Smaltimento dei Rifiuti la sezione trentina di Italia Nostra onlus intende sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni di metodo e di contenuto.
Sulla necessità di aggiornare il Piano in vigore - approvato nel 2002 – c’eravamo già espressi più di un anno fa. Prima di definire gli obiettivi, le linee strategiche e le azioni da intraprendere per una corretta politica di gestione dei rifiuti avevamo chiesto che fosse elaborata un’analisi completa, approfondita, obiettiva e partecipata della questione.

Tutto questo non è avvenuto. La stesura del nuovo aggiornamento è stata compiuta senza alcun confronto preventivo con le associazioni ambientaliste, con i comitati, con gli enti locali. Le amministrazioni comunali, in particolare, nonostante il Testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinanti (DPGP, 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl, art. 72) affidi loro l’obbligo di provvedere “alle fasi del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani inerenti il trattamento e lo smaltimento, ivi comprese la realizzazione e la gestione degli impianti necessari” sono state di fatto escluse dalla definizione della pianificazione provinciale.
Nell’incontro di San Michele all’Adige (21 novembre 2005), infatti, ai sindaci intervenuti è stato presentato un “pacchetto” già ben confezionato, senza possibilità di proporre sostanziali modifiche o di rivedere la “filosofia” e l’impostazione del nuovo aggiornamento, che rimane incentrato sulla soluzione finale di termodistruzione, con la costruzione dell’impianto a Ischia Podetti. Chiunque abbia osato criticare questa scelta è stato sempre con durezza zittito! La decisione di prevedere quest’unica soluzione finale è evidente dalla lettura degli elaborati e viene, del resto, molto chiaramente ribadita nelle conclusioni della relazione di incidenza ambientale: “l’aggiornamento non mette in discussione le scelte intraprese durante le precedenti pianificazioni, confermando in particolare le soluzioni impiantistiche già adottate…” (allegato 4, pag. 57).

Considerazioni critiche

Di seguito evidenziamo alcuni elementi contraddittori presenti nel piano. La riduzione della quantità di rifiuti prevista nell’aggiornamento, pari circa allo 0,45% annuo (da qui al 2011), è assolutamente non corrispondente alle effettive possibilità e all’attuale “spontanea” tendenza che si aggira attorno al 2%. Appare ridicolo e fuorviante il traguardo fissato nel piano di ridurre la quantità del residuo del 20% circa entro il 2010 basandosi sui valori del 2000 (Piano strategico ambientale, p. 10). E’ ovvio che le previsioni debbano basarsi sui dati attuali, in quanto la situazione di sei anni fa era – in Trentino – radicalmente diversa. Parimenti il traguardo da raggiungere entro il 2009 nella raccolta differenziata del 65% è ampiamente sottostimato.

Sulla base di esperienze consolidate in nord Italia, in Europa, in Australia, in Nuova Zelanda e negli Stati Uniti d’America, in considerazione dei brillanti risultati raggiunti in vari comuni e comprensori trentini (tra l’altro in modo volontaristico e nonostante la carenza di chiari ed univoci indirizzi provinciali), la percentuale di RD prevista potrà sicuramente raggiungere almeno la quota del 75%. Ci troviamo di fronte, quindi, ad un Piano poco coraggioso, ma soprattutto poco obiettivo; un elaborato di proposte contorte e contraddittorie che si rivela, ad un’analisi appena attenta, un piano teso a giustificare la soluzione finale dell’incenerimento ed a procurare il combustibile necessario. Un piano che non prevede neppure il superamento dell’attuale situazione frammentaria (18 enti gestori) con la creazione di un unico consorzio e sistema provinciale.

Esaminando altri capitoli, non si trova nel Piano un’adeguata considerazione sulle emissioni dei gas serra, responsabili del surriscaldamento del pianeta (causa evidente nella regione alpina del ritiro dei ghiacciai e nelle regioni del sud della desertificazione), in particolare della CO2. E’ chiaro che in una corretta gestione sostenibile si dovrebbe tendere ad un bilancio negativo dei gas serra, anche per un doveroso rispetto degli accordi internazionali. Nel campo del compostaggio inoltre, volendo ripartire, per motivi di consenso politico, gli impianti nella Provincia, si rischia un ennesimo insuccesso dopo i ridicoli esperimenti di Ischia Podetti e di Levico.
E’ evidente che oltre alla necessità d’incentivare le forme di compostaggio domestico, soprattutto nelle valli, si dovrà individuare impianti di compostaggio seri, con caratteristiche tecniche tali da assicurare la qualità della vita dei territori limitrofi. Inoltre, la mancanza di confronto tra soluzioni alternative per lo smaltimento finale, presupposto fondamentale e irrinunciabile per qualsiasi pianificazione, rende questa proposta d’aggiornamento assolutamente inaccettabile sotto questo aspetto, mentre si ritiene che gli altri capitoli precedenti debbano essere radicalmente rivisti sulla base delle osservazioni sopra esposte.

Infine non si trova nell’aggiornamento alcuna seria verifica sotto il profilo economico dell’impianto di termodistruzione, in previsione di una notevole riduzione del quantitativo da incenerire e della probabile abolizione degli incentivi all’incenerimento. Del tutto assente anche uno studio sui rischi sanitari connessi al funzionamento dell’impianto proposto.

Conclusioni

La sezione trentina di Italia Nostra esprime un parere generale fortemente critico alla proposta di Terzo Aggiornamento e chiede alla Giunta provinciale di stralciare dal piano i capitoli relativi allo smaltimento finale, in modo da porre a confronto tutte le soluzioni possibili, e di rivedere radicalmente le previsioni di riduzione dei rifiuti e di raccolta differenziata.

Trento, 23 giugno 2006

Per la sezione trentina di Italia Nostra onlus
Il Presidente
Ing. Paolo Mayr

 Aggiornato il 8 ottobre 2006

In vista della presentazione in Giunta del Terzo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti

data: 
Mar, 25/04/2006

 

Egregio Presidente Lorenzo Dellai,
Egregio Assessore Silvano Grisenti,
Egregio Assessore Mauro Gilmozzi
Egregio Sindaco di Trento Alberto Pacher
Egregi Assessori provinciali
Spett.li Organi di Informazione

In vista della presentazione in Giunta del Terzo aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti le sottofirmate associazioni intendono sottoporre alla vostra attenzione alcune considerazioni di metodo e di contenuto.
Vogliamo evidenziare come ancora una volta la Giunta e gli uffici provinciali abbiano predisposto un Piano senza alcun confronto preventivo con le associazioni ambientaliste, con i comitati e con altri soggetti che per esperienza, competenza, professionalità possono dare contributi preziosi sulle politiche di gestione dei rifiuti.

Nemmeno le amministrazioni comunali, esclusa forse quella di Trento, sono state concretamente coinvolte nell’elaborazione del piano, nonostante il Testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinanti (articolo 72, comma 1) affidi ai Comuni l’obbligo di provvedere “alle fasi del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani inerenti il trattamento e lo smaltimento, ivi comprese la realizzazione e la gestione degli impianti necessari”.

Nell’incontro di San Michele all’Adige del 21 novembre 2005, infatti, ai sindaci intervenuti è stato presentato un “pacchetto” già ben confezionato, senza possibilità di proporre sostanziali modifiche o di rivedere la “filosofia” del piano, incentrata sulla necessità di costruire un inceneritore ad Ischia Podetti, il tutto senza un adeguato lavoro preparatorio. Lo scontato assenso dato dai sindaci in quell’occasione ha scarsa o nulla validità, in quanto non supportato da un mandato preciso da parte dei rispettivi Consigli comunali.

Quanti e quali Consigli Comunali del Trentino, organi di rappresentanza della cittadinanza, ad eccezione di quello di Trento, hanno finora condiviso – con apposita deliberazione – gli obiettivi della pianificazione provinciale in materia, già contenuti nel Secondo aggiornamento del Piano (9 agosto 2002), compresa la costruzione dell’impianto per lo smaltimento finale dei rifiuti?

Sulla necessità di aggiornare il Piano Provinciale di Smaltimento Rifiuti c’eravamo espressi già un anno fa, ma prima di definire le linee strategiche del nuovo strumento normativo era indispensabile realizzare un’analisi completa, approfondita, obiettiva e partecipata del “ciclo dei rifiuti”. Ciò non è avvenuto. Come avevano chiesto in diverse sedi ed occasioni le Associazioni ambientaliste, la Giunta Provinciale avrebbe dovuto organizzare un confronto pubblico sul tema e sollecitare la convocazione di una conferenza d’informazione, in modo da coinvolgere nelle scelte politiche ed operative i consiglieri provinciali.

Era opportuno, infine, attendere il pronunciamento della Commissione Europea in merito alla procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per il progetto di inceneritore ad Ischia Podetti, sito non idoneo e pericoloso - come hanno dimostrato alcuni qualificati esperti – per il rischio idrogeologico, per la situazione orografica, per la presenza di venti dominanti, per l’inversione termica, per l’incidenza sui limitrofi siti d’importanza comunitaria. In attesa di esaminare i contenuti del nuovo aggiornamento al Piano, possiamo fin d’ora sottolineare alcune criticità e ribadire la nostra ferma contrarietà alla costruzione dell’inceneritore ad Ischia Podetti.

Nei mesi scorsi è stata diffusa l’idea che la costruzione dell’inceneritore avrebbe comportato la chiusura delle discariche comprensoriali. La realtà è molto diversa. Le discariche esistenti saranno riconvertite per lo stoccaggio di rifiuti pericolosi (25% ceneri pesanti), tossici e nocivi (5% di ceneri leggeri dai filtri) “in misura proporzionale ai rifiuti urbani prodotti sul proprio territorio al netto delle raccolte differenziate” (art. 72, comma 9 del DPGP, 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl.). I Comuni sul cui territorio hanno sede le attuali discariche sono stati informati della cosa? Sono favorevoli ad ospitare discariche speciali? Le popolazioni che vivono in quelle località sono a conoscenza di questa situazione? Vogliamo, inoltre, richiamare la vostra attenzione in merito al progetto di costruzione di un nuovo ponte sull’Adige all’altezza dello svincolo autostradale di Trento nord, il cosiddetto “ponte dei rifiuti”.

Il costo dell’operazione indicato nel piano provinciale della viabilità è fissato in 9,5 milioni di euro. Più di sei mesi fa avevamo chiesto di sospendere l’iter di progettazione di questa infrastruttura, in attesa della definizione della destinazione finale dei residui e della Valutazione d’Impatto Ambientale (e d’Incidenza) prevista per il nuovo progetto d’inceneritore. Anche in questo caso non siamo stati ascoltati. Recentemente il sindaco di Trento in un’intervista a “UCT” (n° 361-362, gennaio-febbraio 2006) ha dichiarato che i camion che giornalmente attraverserebbero il ponte sarebbero “meno di cinquanta”. Se queste sono le reali previsioni del traffico pesante vi pare necessaria la realizzazione di questa costosissima infrastruttura? A questo riguardo sono opportune doverose verifiche per accertare se si sia di fronte ad uno spreco di denaro pubblico.

Riteniamo che i rischi per la salute legati alla presenza alle porte di Trento di un inceneritore siano stati sottovalutati, riponendo eccessiva fiducia nella tecnologia, come risulta da numerosi studi ed analisi proposti in diverse sedi, locali e nazionali, in opposizione allo Studio sulla Salute confezionato dai Consulenti della Provincia( peraltro ingegneri e non medici) sulla base di proiezioni ed esperienze la cui attendibilità ci pare insufficiente e parziale. Tutto ciò premesso, vi invitiamo a rinviare la valutazione sul Terzo aggiornamento al Piano Rifiuti per riaprire un serio confronto con gli amministratori comunali e con le varie espressioni ed organizzazioni della società civile in modo da definire insieme le migliori politiche di gestione dei rifuti da adottare in Trentino.

 
 Aggiornato il 25 aprile 2006

Istituzione della "Fondazione Museo storico del Trentino" - Osservazioni

data: 
Dom, 08/10/2006

 

Vorrei richiamare la vostra attenzione e quella dell'opinione pubblica trentina su un tema – l'istituzione della “Fondazione Museo storico del Trentino” – che tornerà d'attualità la prossima settimana con la discussione della legge finanziaria provinciale (ddl 198).

In questa sede più che soffermarmi sul merito della questione, vorrei avanzare alcune osservazioni critiche sulle modalità con cui la Giunta Provinciale di Trento ha promosso la costituzione di questa nuova fondazione.

Come ricorderete la proposta di trasformazione del “Museo storico in Trento” – associazione culturale onlus – nella fondazione denominata “Museo storico del Trentino” è contenuta nel disegno di legge n° 118 ( Disciplina delle attività culturali ), depositato dall'assessore provinciale Margherita Cogo il 20 giugno 2005 e non ancora discusso dalla Quinta Commissione permanente del Consiglio Provinciale.

Ora l'apposito articolo (n°26) del disegno di legge Cogo è stato inserito pressoché identico nella legge finanziaria (articolo 11, comma 7). L'unica modifica sostanziale riguarda l'indicazione delle risorse finanziarie – 150.000 euro - conferite dalla Provincia Autonoma di Trento per il fondo di dotazione della fondazione.

La domanda che sorge spontanea è questa: perché estrapolare l'istituzione della fondazione dallo specifico – per quanto inadeguato – disegno di legge sulla disciplina delle attività culturali ed inserirla nel calderone della finanziaria?

Forse per evitare i rischi di una bocciatura del ddl 118, come più volte minacciato dalle forze della minoranza in Consiglio provinciale o forse per evitare il confronto con quegli studiosi o quelle istituzioni culturali che sul tema hanno espresso riserve e perplessità?

L'inserimento del provvedimento all'interno della legge finanziaria – ed è la cosa più grave – avviene senza che ci sia stata un'audizione da parte della Seconda Commissione permanente di coloro che si occupano – anche ai massimi livelli – di ricerca storica in Trentino.

Cito solo tre esempi: il Centro per gli Studi storici italo-germanici dell'ITC; l'Accademia Roveretana degli Agiati, la Società di Studi Trentini di Scienze Storiche. Nessuno dei responsabili di queste tre importanti istituzioni è stato consultato in merito alla costituzione della fondazione “Museo storico del Trentino”, come mi hanno confermato ieri pomeriggio il prof. Rusconi, il prof. Caffieri e la prof.ssa Garbari.

Dopo questa mia denuncia auspico che il Consiglio Provinciale voglia stralciare dalla finanziaria il comma 7 dell'articolo 11 e mi auguro che su questo importante tema culturale il Presidente Dellai voglia riaprire un dibattito con la società civile trentina.

Cordiali saluti

Salvatore Ferrari
storico dell'arte e vicepresidente della sezione trentina di Italia Nostra onlus

 
 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Inceneritore: la Giunta Provinciale vuole cambiare le carte in tavola

data: 
Mar, 31/10/2006

 

In questi giorni è iniziata la discussione in Consiglio Provinciale del disegno di legge n° 198 (legge finanziaria 2007) presentato il 31 ottobre dal Presidente della Giunta Provinciale.

Tra le pieghe del disegno di legge (articoli 45 e 46) si nascondono alcune rilevanti modifiche in materia di gestione dei rifiuti, chiaramente finalizzate a “blindare” l’iter per la costruzione (e per la gestione) dell’inceneritore.
Con questi “ritocchi” normativi la Giunta Provinciale vuole “cambiare le carte in tavola”, ovvero alterare le “regole del gioco”, quando la partita è già incominciata. Vediamo come.

Attualmente il Testo unico delle leggi provinciali in materia di tutela dell’ambiente dagli inquinamenti (DPGP, 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl. e s.m.) stabilisce che alle fasi del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani “provvedono tutti i comuni, mediante convenzione tra loro, all'interno di un unico ambito provinciale”, e precisa che “la convenzione individua, tra l'altro, il comune capofila, l'assetto proprietario relativo ai predetti impianti (...), nonché le modalità di determinazione della quota di tariffa relativa allo smaltimento con recupero energetico, assicurando comunque la copertura dei costi di esercizio ivi compresi gli oneri di ammortamento” (comma 2, articolo 72).

Ora la Giunta Provinciale propone di inserire dopo le parole “provvedono tutti i comuni” le parole “o le comunità, se costituite” (art. 45, comma 3, a del ddl 198). Questo significa che una volta costituite le comunità di valle - entro il 2007- saranno queste ultime a dover provvedere alle fasi del servizio di gestione dei rifiuti urbani e non i comuni. Ma le amministrazioni comunali sono a conoscenza di questo tentativo di “esproprio” di competenze? Lo condividono? I consigli comunali sono stati informati della cosa? A questo punto anche la famosa convenzione sarà stipulata tra le 15/20 comunità di valle e non tra i 223 comuni del Trentino.

Come si può intuire, per la Giunta Provinciale sarà molto più semplice trovare il consenso di 15/20 presidenti di comunità di valle – e almeno la metà sarà di stretta osservanza margheritina! - che non ottenere il beneplacito di tutti i sindaci del Trentino. In questo modo il presidente Dellai e gli assessori competenti non saranno tenuti a confrontarsi continuamente con quelle amministrazioni comunali, in particolare della Piana Rotaliana, che da tempo hanno espresso la loro contrarietà alla costruzione dell’inceneritore a Ischia Podetti. Col ddl 198 si propone, inoltre, di sostituire la definizione “comune capofila” con quella di “ente capofila” (art. 43, comma 3, b del ddl 198), senza però specificare – e non è una “dimenticanza” di poco conto - se questo sarà un ente pubblico, oppure un ente di diritto pubblico, oppure ancora un ente privato, con tutte le conseguenze del caso. Il termine Ente, che sostituisce quello di comune capofila, potrebbe indicare semplicemente Provincia Autonoma di Trento.

In tal caso l’“affare” inceneritore tornerebbe ad essere controllato direttamente da Piazza Dante e non da Palazzo Thun (comune di Trento), che ha il compito di provvedere “transitoriamente” alle “attività di costruzione e di gestione dell'impianto di trattamento e di smaltimento con recupero energetico la cui localizzazione è prevista nel territorio del comune di Trento” (art. 72, comma 7 del DPGP, 26 gennaio 1987, n. 1-41/Legisl.) solamente fino “alla stipulazione della convenzione”. Se non è così perchè si vuole sostituire la definizione chiara e corretta di comune capofila con quella, ambigua, di ente? Altre modifiche normative, assai discutibili, riguardano la destinazione delle tariffe riscosse dai comuni o dai soggetti gestori per la gestione dei rifiuti urbani. Fino a questo momento il comma 5 dell’articolo 71 bis del Testo unico prevede che le “somme recuperate ai sensi del presente articolo sono destinate” dai comuni o dai soggetti gestori “alla realizzazione di iniziative dirette alla riduzione della produzione dei rifiuti urbani, alla raccolta differenziata e al recupero degli stessi, ivi compresa l’installazione di piattaforme di compostaggio e di centri di raccolta…”.

La proposta correttiva prevede che tale destinazione abbia validità “fino all’anno 2006” (art. 43, comma 2, c del ddl 198). Ma allora – vi chiederete – dove finiranno le somme riscosse? Finiranno – lo chiarisce un’altra proposta di modifica (art. 43, comma 2, a) - per “concorrere alla dotazione del fondo degli investimenti programmati dai comuni previsto dall’articolo 11 della legge provinciale 15 novembre 1993, n. 36, con vincolo di destinazione a interventi di riqualificazione ambientale”.

Si preferisce, quindi, indicare una vaga e generica destinazione a interventi di riqualificazione ambientale piuttosto che mantenere le precise disposizioni previste dal Testo unico e sopra riportate (comma 5, art. 71 bis). Dulcis in fundo… con l’articolo 46 del ddl 198 la Giunta Provinciale si propone di raddoppiare i contributi annui ai comuni che ospitano sul proprio territorio impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani (discariche). Si passa dalle 30.000 lire per tonnellata di rifiuti conferiti ai 30 Euro. Forse con questo nuovo canone la Giunta Provinciale spera di mettere il silenziatore a possibili proteste, che potrebbero scoppiare quando le comunità locali si accorgeranno quale “merce pregiata” – ceneri prodotte dal processo d’incenerimento - sarà depositata nelle attuali discariche, trasformate in siti speciali per residui pericolosi.

Premesso ciò, la sezione trentina di Italia Nostra onlus, ritiene indispensabile e doveroso che il proponente di questo disegno di legge fornisca al Consiglio Provinciale, al Consiglio delle Autonomie Locali, alla Città di Trento e alla collettività trentina, dettagliate spiegazioni in merito alle proposte di modifica della normativa in materia di gestione dei rifiuti.
Da parte nostra, comunque, chiediamo ai Consiglieri provinciali di stralciare dal disegno di legge gli articoli 45 e 46, perché convinti che la normativa vigente garantisca meglio il “coinvolgimento costante e diretto degli Enti locali al processo di realizzazione e gestione dell’inceneritore”, così come auspicato dal Consiglio delle Autonomie Locali nelle osservazioni al Terzo Aggiornamento del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti (17 agosto 2006).

Per la sezione trentina di Italia Nostra
Paolo Mayr e Salvatore Ferrari


 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Problema dei rifiuti - Note sul dibattito in corso

data: 
Lun, 02/10/2006

 

Abbiamo potuto osservare con soddisfazione come i problemi legati al ciclo dei rifiuti, in questi ultimi anni, grazie a tenaci azioni di controinformazione e di convincimento, siano stati affrontati in modo più cosciente, propositivo, diffuso, con risultati insperati molto positivi nel comportamento della popolazione.

Questo ha infastidito non poco il partito degli irriducibili amanti del fuoco, in particolare deve aver toccato il nervo giusto dell’Assessore Grisenti, se egli è uscito nell’intervista sul giornale l’Adige del 30 settembre, in scomposte e sconcertanti dichiarazioni del tipo: “ se non si farà l’inceneritore dovremo mangiarci i rifiuti; la raccolta differenziata spinta costerà al cittadino pantalone cifre altissime; lo smaltimento di un Kg. di immondizia potrebbe costare più di un Kg. di pane”. Leggendo questo, subito ci siamo ricordati di quando tanti anni fa qualche diabolico mestatore filo-americano aveva sparso la voce che i russi mangiavano i bambini; certo i cittadini non sono “pantaloni” come li vorrebbe Grisenti, ma resta il fatto che i venditori di spazzole miracolose o di pentole che cuociono da sole hanno ancora successo.

Non vi è peggior ascoltatore di colui che non vuole sentire, ciò nonostante insistiamo a invitare, chi è convinto che l’inceneritore comunque vada fatto, a recarsi in provincia di Treviso, dove si è evitata la costruzione dell’inceneritore con una intelligente e convinta organizzazione del ciclo dei rifiuti, per constatare come i costi siano contenuti e la popolazione soddisfatta; o in Germania, dove la scelta dell’inceneritore-raccolta differenziata, come si vorrebbe nella nostra provincia, ha portato, là sì, a costi molto elevati ed a vivaci proteste da parte della popolazione.

Il dibattito in corso si è spostato in questi ultimi giorni in Consiglio Comunale di Trento e dopo due giorni di accesa discussione è sfociato in un ordine del giorno sottoscritto dai membri di maggioranza, esclusi i Verdi e lo SDI, ma compresi, con nostra grande delusione, i rappresentanti di Costruire Comunità che si erano espressi in modo ben diverso in passato. In questo, nonostante le affermazioni, le condizioni, le attestazioni di impegno, etc., è chiarissima la volontà di fare l’inceneritore; esso è citato sette volte su undici punti, inoltre si è insistito a definirlo “termovalorizzatore” (7 volte in 11 punti), valutando in tal modo positivamente una macchina che in realtà brucia enormi quantità di preziose materie prime, con un ricavo energetico molto modesto, qualora nel bilancio energetico si detraesse onestamente l’energia spesa per la costruzione e la gestione dell’impianto e delle opere accessorie.

Del costo di quest’ultimo non si parla in alcun ordine del giorno, né si considera che nella Convenzione tra le Municipalità della Provincia si dovranno ripartire tra i Comuni anche le spese di costruzione. Inoltre della possibilità di produrre con il residuo un buon combustibile, il C.D.R., vi è un debolissimo accenno nel settimo punto, mentre questa condizione ci sembra fondamentale per poter evitare la costruzione dell’inceneritore o la predisposizione di nuove discariche; la possibilità reale cioè di completare il ciclo con un prodotto commerciabile, utilizzabile nei cementifici, nelle centrali termoelettriche od in inceneritori predisposti per il C.D.R.

Nell’ambito provinciale vi sono alcuni cementifici che, con costi molto più contenuti per contenere la linea fumi, potrebbero usufruire del C.D.R., al posto dei combustibili molto inquinanti ora in uso. Infine le parole dell’Assessore Grisenti “non vi saranno ritardi, perché io proseguo comunque” e le delibere per il progetto del ponte dei rifiuti, pongono seri dubbi sulla effettiva sospensione dell’iter di progettazione dell’impianto e delle opere accessorie, così come auspicato nell’ordine del giorno citato dal titolo “Per una politica integrata dei rifiuti”.

Il Presidente di Italia Nostra (sezione trentina)
Paolo Mayr

 Aggiornato il 25 ottobre 2005