Interventi a sostegno del territorio

Il lento innarrestabile degrado dell'ambiente di S. Michele all'Adige

data: 
Mer, 29/03/2006

 

Le recenti giornate FAI hanno portato all’attenzione ed all’ammirazione dei trentini il patrimonio storico, architettonico, artistico, naturalistico e culturale della borgata, in particolare la chiesa parrocchiale ricchissima di capolavori d’arte, l’antico convento agostiniano ora sede dello straordinario Museo degli Usi e dei Costumi delle Genti Trentine ed il prestigioso Istituto Agrario, centro ormai secolare di cultura e ricerca.

Se tutto ciò si è rivelato di grande valore e di straordinario interesse, ampliando lo sguardo oltre e tutto attorno al nucleo centrale, percorrendo verso nord le vie dell’antico borgo e verso sud quelle recenti, cercando di avvicinarsi al fiume, ci siamo imbattuti in tanti e gravi elementi di degrado, presenti e futuri, che inquadrano più realisticamente la realtà ambientale della borgata.

Il centro storico, nel quale sono presenti pregevoli edifici, evidente incrocio della cultura italiana e tedesca, appare in situazione di forte degrado, con inserimento di costruzioni ed elementi anomali, con grave disordine ed abbandono; esso è coperto, specie sul lato sud, da edifici recenti disordinati e di scarso pregio, che poco invitano ad addentrarsi nel vecchio borgo, dove peraltro la ricettività è assai carente.

L’interessante cortina di case lungo il fiume, schiacciata e schermata dalla strada statale, è grigia di polvere e di abbandono. A fianco corre il fiume, non godibile, pieno di rifiuti ed odoroso di scarichi fognari; dalla riva si può ammirare il potente ponte ad arco o osservare sconsolati il prepotente edificio commerciale realizzato in sponda destra, graziosamente munito di abbaini e di finiture azzurre; all’incrocio con il ponte un doloroso S. Giovanni Nepomuceno osserva preoccupato il disastro ambientale.

A sud del centro storico si incontrano vari edifici pubblici:

    * accanto allo storico albergo Aquila Nera la scuola elementare, in pieno stile tecnologico anni 60, in forte contrasto con i fabbricati limitrofi, saggiamente destinato alla demolizione, per fare posto ad una nuova scuola, che si spera molto più rispettosa delle preesistenze e consapevole di costituire il lato sud del portale di ingresso al castello ed all’Istituto;
    * il nuovo municipio e la nuova biblioteca comunale con aggressiva e potente copertura a due falde in legno lamellare, porticati e pilastroni in c.a.;
    * il palazzetto polivalente, con struttura in acciaio, configurato a baule con vari corpi aggiunti;
    * la scuola materna, bassa, di grande semplicità, con copertura piana.

Un assemblaggio variegato di tipologie edilizie, di forme e di materiali, senza apparente logica d’insieme; c’è da attendersi prossimamente un edificio tedeschizzante con erker e torrette (ispirato al centro storico), un fabbricato contraffortato e merlato (ispirato al castello) e ovviamente un palazzo con rivestimento in vetro fumé.
Questo è il presente, ma altre brutte sorprese si approssimano nel futuro: il convitto, in costruzione a nord dell’Istituto Agrario, a seguito di vivaci proteste e documentazioni da parte di Italia Nostra, di altre Associazioni e di molti cittadini di S. Michele, è stato leggermente abbassato e spostato verso est. Rimarrà comunque una presenza impattante nei riguardi dell’antico convento agostiniano; la sua localizzazione venne basata sulla falsa notizia della presenza di resti archeologici, là dove era stato progettato in modo molto più corretto dall’arch. Renzo Aste di Rovereto, allarme smentito dal Servizio Archeologico provinciale fin dal 1992, ma purtroppo ribadito (?!) dall’Assessore provinciale Grisenti nel 2002.

Infine il progetto dell’Università di Enologia e biotecnologie verdi, previsto a sud dell’Istituto nella zona ex stalle, un blocco compatto di 30.000 mc circa, alto 17 mt. e lungo 81,50, un “casermone, una struttura mastodontica tipologicamente anomala, un obbrobrio, una colata di cemento”, così come è stato definito sulla stampa, che verrà ad insediarsi in una zona di grande pregio ambientale, coprendo ad est i vigneti retrostanti e perfino la base boscata della montagna. Il progetto è stato imposto frettolosamente senza concorso di idee, senza essere preceduto da uno studio generale sull’intera area destinata ad “Attrezzature di interesse provinciale”, così come previsto dalle norme del P.R.G., senza il rispetto delle norme di zona e tra l’altro senza la definizione delle effettive disponibilità di parcheggio.

È oltremodo auspicabile quindi, essendosi interrotto l’iter di approvazione dell’iniziativa universitaria, che chi di dovere sappia salvaguardare in modo più sensibile le caratteristiche ambientali, storiche e paesaggistiche del proprio territorio, ricercando una soluzione più organica e rispettosa dello stesso. Una sana autocritica da parte dei tecnici e degli amministratori sarebbe opportuna e necessaria, poiché se si continuerà a costruire edifici senza logica e senza rispetto delle preesistenze e delle valenze ambientali, si degraderà irrimediabilmente il valore dell’insieme e dei singoli complessi monumentali e conseguentemente il loro interesse e la loro appetibilità.

Il Presidente della sezione trentina di Italia Nostra
ing. Paolo Mayr

Trento, 29 marzo 2006
 Aggiornato il 25 aprile 2006

Pista ciclopedonale Tione-Verdesina - Osservazioni in merito al progetto

data: 
Mar, 01/08/2006

 

Molto sinteticamente il progetto definitivo dell’aprile 2005, a firma degli ingegneri Eugenio e Fabio Binelli, prevede la partenza a valle dalla zona nord dell’area artigianale di Preore e dal ponte che ivi attraversa il Sarca, di correre in sponda sinistra del fiume, parallelamente alla Strada Provinciale 34, di passare in sponda destra poco prima del rio Finale con un impegnativo ponte ad arco superiore ed infine considera di raggiungere Verdesina e Villa Rendeva, risalendo a valle della strada statale.

Il percorso tra Tione e Verdesina è stato esaminato attentamente, e più volte, da alcuni componenti della Direzione trentina di Italia Nostra, pensato e ripensato alla luce dei principi e delle caratteristiche fondamentali che a nostro parere dovrebbero guidare la realizzazione di una pista ciclopedonale.

Essa dovrebbe costituire un percorso alternativo a quello veicolare motorizzato, adatto all’uso sia estivo che invernale, non però una struttura ad esclusivo uso sportivo, ma un cammino da percorrere serenamente in un ambiente il più possibile naturale, lontano da inquinamenti chimici ed acustici. Per rispondere a queste necessità esso può presentare, a nostro parere, anche tratti fuori standard da percorrere a senso unico alternato o anche solo a piedi.

Da non sottovalutare anche l’utilità di ripercorrere vecchi percorsi rurali esistenti, per la loro indubbia valenza storico-tradizionale-ambientale e per il contemporaneo conseguente contenimento dei costi. Per l’opportunità e necessità del rispetto delle caratteristiche sopra ricordate, ci è sembrata nel complesso negativa la soluzione proposta in sponda sinistra: - per la forzatura di parte del percorso, parallelo e contiguo alla S.P. 34, talmente innaturale da rendere necessario lo spostamento a monte della strada in un banco roccioso, con evidente situazione ambientale di bassa qualità per la stretta vicinanza alla S.P. - per la costruzione dell’imponente ponte sul Sarca, per di più previsto in una tipologia di dubbia riuscita paesaggistica - per i conseguenti alti costi dovuti alla realizzazione delle suddette opere - per l’impossibilità di uso invernale, quale percorso escursionistico con gli sci da fondo, in quanto la sponda sinistra è molto soleggiata e priva di copertura arborea protettiva.

Si è preso in esame quindi nuovamente il tracciato in sponda destra, concludendo, dopo attenta valutazione, che con alcune limitazioni e con l’uso di strutture particolari, questo si può validamente proporre, in alternativa al percorso progettato, secondo le seguenti modalità. All’estremità sud, per attraversare il Fiume Sarca, si può utilizzare l’esistente ponte a funi, “il pont che bala”; esso, opportunamente rinforzato ed irrigidito, con la sua larghezza libera di m. 1,60 può permettere il transito in bicicletta a senso unico; da qui vari percorsi sono possibili, verso l’antica chiesetta di S.Vigilio, verso Tione, verso Villa. Seguendo la sponda destra, è possibile spostarsi su quelle stradine rurali che congiungevano lungo l’alveo Tione con Verdesina. Ora il tratto in corrispondenza dell’ansa del fiume è interrotto dall’attività erosiva del fiume e di piccoli rivi e dall’incauto utilizzo a discarica, molti anni fa, con sversamento dall’alto dalla soprastante strada statale.

Trattasi di circa 300 m. fittamente boscati, con problemi idrogeologici, in particolare per l’elevata pendenza del versante, per la presenza di venute d’acqua, di piccole frane e, come detto, di una vecchia discarica.
Ma il problema di passare in sponda destra non ci sembra insormontabile, perché la postura generalmente eretta delle piante indica che non vi sono movimenti franosi in atto e poiché l’esperienza garantisce la possibilità di realizzare con sicurezza una via anche in condizioni critiche analoghe a quelle in esame. Sarà necessario realizzare il percorso ciclopedonale con soluzione aerea, che lasci libera sotto di sé la circolazione della acque sul e nel terreno, fondata su fondazioni a palo vincolate in profondità in livelli del suolo sicuri. Sotto il profilo costruttivo, si potrà tracciare a fianco una pista di lavoro e da questa pista realizzare la trivellazione e posa dei pali di fondazione a distanza di 5 ÷ 6 metri, pali valvolati in profondità per realizzare un fungo stabilizzante alla base. Nei pali potranno essere inseriti e bloccati i sostegni prefabbricati della pista, sui quali poi montare tutti gli altri elementi prefabbricati costituenti il piano viario ed i parapetti.

Il materiale adatto allo scopo potrebbe essere l’acciaio autopassivante “corten”. A posa ultimata, la pista potrà essere eliminata, ritornando alla configurazione originaria del pendio e potranno essere reintegrate le piante abbattute lungo il percorso.

Si allega qui di seguito uno schizzo di passerella “sospesa su pali”.

Già all’uscita del meandro l’ambiente si apre, il pendio si addolcisce e si può riprendere l’antico percorso rurale verso Verdesina. In sintesi, riassumendo, riteniamo che il percorso in sponda destra sia preferibile rispetto a quello in sponda sinistra per i seguenti motivi: - il tracciato si svilupperebbe in ambiente naturale o rurale, tranquillo, pregevole e attraente, non disturbato da inquinamenti viari - la pista ciclopedonale potrebbe in parte ripercorrere la viabilità rurale esistente, collegando la chiesetta di S.Vigilio ed altri edifici di pregio; in particolare, si ripristinerebbe il percorso in sponda destra tra Tione e Verdesina - non sarebbe necessaria la costruzione di opere di attraversamento del Sarca - il percorso in sponda destra permetterebbe l’uso escursionistico invernale con gli sci da fondo o racchette da neve - secondo le Ns. valutazioni, il costo complessivo dovrebbe essere più contenuto

Trento, 1 agosto 2006

LA DIREZIONE
DELLA SEZIONE TRENTINA
DI ITALIA NOSTRA

 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Perché Malga Albi è da salvare - Intervento di Italia Nostra, Legambiente e WWF)

data: 
Lun, 03/04/2006

 

Mercoledì 1° marzo u.s. ha avuto luogo a Garniga Terme, su iniziativa delle minoranze consiliari, una serata dibattito dedicata all’esame del progetto di rifacimento di Malga Albi intrapreso dall’attuale amministrazione comunale.
Alla stessa erano presenti i rappresentanti delle tre Associazioni Ambientaliste W.W.F., Italia Nostra e Lega Ambiente. Sulla base delle risultanze e dei rilievi emersi nel citato incontro, le stesse ritengono di poter esprimere un meditato giudizio sull’argomento.

La Malga Albi è senza dubbio edificio di notevole valore storico ed ambientale. Citata nei documenti per la prima volta nel lontano 1654, ma presumibilmente assai più antica, essa rappresenta una delle rare testimonianze rimaste sul Bondone di struttura tradizionale in pietra, quale si può ancora ritrovare nel Trentino meridionale. La Malga appare perfettamente inserita nell’ambiente e risulta del tutto funzionale all’allevamento bovino ed all’alpeggio, attività per le quali essa è stata concepita. Essa è chiaro esempio di architettura spontanea e di valido uso dei materiali rinvenibili in loco, la pietra ed il legno. Il progetto patrocinato dall’attuale Amministrazione comunale di Garniga, presentato quale “ampliamento e ristrutturazione di Malga Albi”, prevede in realtà la totale demolizione degli attuali edifici -stalla e casara- e l’edificazione in loco di una struttura prefabbricata in legno di assai maggiori dimensioni, destinata all’attività alberghiera e alla ristorazione. La nuova “Malga Albi” verrebbe a presentarsi completamente diversa, estranea ai moduli costruttivi tradizionali del luogo e oltretutto incompatibile con la prosecuzione della monticazione.

È da rilevare come l’utilizzazione di elementi prefabbricati in legno non sembra il sistema migliore per garantire al nuovo edificio le caratteristiche di solidità e durabilità che l’altitudine ed il luogo richiedono. Il nuovo complesso viene presentato come destinato ad attività agrituristica. Nella realtà delle cose non esistono le premesse per la medesima, posto che non sembra esservi spazio per la produzione degli alimenti utilizzati per la ristorazione e che l’attività zootecnica sin qui praticata (con notevole competenza professionale) dovrà inevitabilmente fare posto all’indirizzo alberghiero. La nuova struttura ricettiva determinerà una moltiplicazione del traffico automobilistico, rendendo necessario il rifacimento dell’attuale modesta strada di accesso e ponendo le premesse per una nuova aggressione in direzione delle Viote. Le scriventi Associazioni ritengono che i superstiti valori storici ed ambientali del Monte Bondone, massiccio purtroppo in notevole parte degradato e banalizzato da un turismo anonimo e speculativo, debbano essere difesi con la massima determinazione.

Questo indipendentemente da una eventuale costituzione del progettato parco naturale, posto che quanto rimane da difendere e valorizzare mantiene comunque il proprio valore. La realizzazione del progettato intervento appare destinata a compromettere ulteriormente e gravemente la zona di Malga Albi e con essa l’intero Monte Bondone, in un settore delicato e di grande interesse. Le scriventi Associazioni denunciano il maldestro tentativo da parte dei proponenti di celare dietro false definizioni ed affermazioni, le loro vere intenzioni. Scorrendo infatti i documenti tecnici ed amministrativi si rimane allibiti leggendo che si vuole “salvaguardare e sviluppare il settore zootecnico”, che si vuole “sistemare e risanare lo stabile”, “valorizzare l’ambiente”, “operare una modesta sopraelevazione”, mentre in effetti ad un esame più attento, appare evidente che si intende espellere il settore zootecnico, raddoppiare il volume e, nella casara, la superficie ed il numero dei piani, introdurre tipologie costruttive anomale, modificare radicalmente la destinazione, potenziare la viabilità di accesso. Ciò considerato, Il W.W.F. Delegazione Trentino Alto Adige, Italia Nostra Sezione trentina e Lega Ambiente Circolo di Trento, giudicano inaccettabile la progettata eliminazione di Malga Albi e la sostituzione di questa con un nuovo complesso destinata all’attività alberghiera.

Per il W.W.F.
Delegazione Trentino Alto Adige
dott. Francesco Borzaga

Per ITALIA NOSTRA
Sezione Trentina
dott. ing. Paolo Mayr

Per Lega Ambiente
Circolo di Trento
dott. ing. Alberto Inzigneri

 
 Aggiornato il 25 aprile 2006

Candidatura del vicepresidente della sezione Salvatore Ferrari per il Consiglio Direttivo nazionale di Italia Nostra

data: 
Giov, 01/06/2006

 

Cari amici, la sezione di Trento di Italia Nostra, d’intesa con la sezione di Bolzano, ha ritenuto opportuno candidare il vicepresidente della sezione Salvatore Ferrari per il Consiglio Direttivo nazionale della nostra associazione.

A tale considerazione siamo giunti sulla scorta dell’esigenza, fattasi sempre più pressante negli ultimi anni, di porre come uno dei temi portanti delle iniziative del mondo ambientalista, la tutela del patrimonio ambientale e culturale dell’area alpina, eroso, degradato e sfigurato da politiche spesso irresponsabili e dalle conseguenze irrimediabili. Riteniamo che sia necessario sviluppare le più efficaci iniziative per l’attivazione coerente della Convenzione delle Alpi a livello locale, nazionale e internazionale, creando un forte coordinamento del mondo ambientalista che sia interlocutore autorevole di tutte le istituzioni che singole o associate, decidono dei destini di questa porzione di Europa e d’Italia, bella e fragilissima.

Per questo ci permettiamo di chiedere il sostegno di tutti gli iscritti alle sezioni che hanno parte del loro territorio interessato al sistema alpino alla candidatura che abbiamo proposta, sicuri di aver indicato un nome che esprimerà con entusiasmo e competenza l’impegno necessario e che è fin d’ora disponibile a svolgere fra noi il necessario lavoro di raccordo.

Vi alleghiamo una breve traccia del percorso umano, sociale e scientifico di Salvatore Ferrari perché possiate valutare pienamente la validità della nostra proposta che vi preghiamo di estendere a tutti gli associati, rimanendo in attesa di eventuali vostre considerazioni.

Cordiali saluti.

Paolo Mayr
presidente della sezione trentina di Italia Nostra

Nicola Angelucci
presidente della sezione di Bolzano di Italia Nostra

Breve profilo di Salvatore Ferrari

Nato a Cles (Tn) nel 1974, vive tra la Val di Sole e Trento. Storico dell’arte, libero professionista.
Laureato in Conservazione dei Beni Culturali all’Università di Udine e specializzato in storia dell’arte presso l’Università di Padova.
Socio di Italia Nostra dal 1997; dal 2004 ricopre il ruolo di vicepresidente della sezione trentina con delega per i “beni culturali”.
E’ socio ordinario della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche e del Centro Studi per la Val di Sole.
Ha svolto un tirocinio formativo presso l’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini a Venezia e ha lavorato presso i Civici Musei di Udine, presso la Soprintendenza per i Beni Storico-artistici della Provincia Autonoma di Trento e presso il Museo etnografico della “civiltà solandra” di Malé (Trento).
Attualmente collabora con il Castello del Buonconsiglio di Trento e con la Fondazione “Rasmo-Zallinger” di Bolzano per il riordino di fondi fotografici storici e con l’AR&F (Associazione artistica e culturale “Emilio Rizzi-Giobatta Ferrari”) di Brescia per la formazione e l’aggiornamento dell’Archivio dell’arte bresciana contemporanea.
Ha promosso e coordinato giornate di studio, convegni e cicli di conferenze inerenti la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale trentino e ha collaborato all’organizzazione di varie mostre d’arte.
Ha pubblicato vari studi di carattere storico e artistico:
I chiostri canonicali veronesi (2002); Val di Sole: storia arte paesaggio (2004); La memoria in pericolo: considerazioni sullo stato degli archivi nell’Italia “berlusconiana” (2005); La cappella di San Michele nel castello di Sabbionara d’Avio (2005); Arte sacra a Malé (2005); La diffusione della pittura tedesca di paesaggio nel Lombardo-Veneto e in Trentino alla metà dell’800 (2006).


 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Antonio Cederna (1921-1996) a dieci anni dalla morte - Iniziative a Trento e Rovereto

data: 
Lun, 02/10/2006

 

Per ricordare la figura e l’impegno di Cederna
la sezione trentina di Italia Nostra organizza tra ottobre e dicembre una serie di iniziative a Trento e a Rovereto

Mercoledì 4 ottobre 2006 - ore 11.00
Trento, via Oss Mazzurana, 54
CONFERENZA STAMPA
della sezione trentina di Italia Nostra onlus

Dieci anni fa, il 27 agosto 1996, moriva Antonio Cederna. Aveva 75 anni. Archeologo, giornalista e parlamentare, tra i fondatori nel 1955 di Italia Nostra, fu impegnato per quasi mezzo secolo nella difesa del patrimonio culturale e ambientale italiano.

Fu l’artefice di battaglie per la tutela del paesaggio, per la salvaguardia dei centri storici, sostenitore di una corretta urbanistica e avversario della speculazione edilizia.

Il nome di Cederna è indissolubilmente legato anche al Trentino, come testimoniano i numerosi articoli pubblicati sul Corriere della Sera tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta contro l’assalto dei “valorizzatori turistici” al gruppo del Brenta, contro lo sfruttamento idroelettrico delle cascate della Val di Genova, per denunciare i danni arrecati dall’uomo al lago di Tovel, per sostenere la creazione dei parchi naturali, ecc….

Questi scritti furono in parte ripubblicati in due dei suoi libri più famosi: La distruzione della natura in Italia (1975) e Brandelli d’Italia. Come distruggere il bel paese (1991).

Per ricordare la figura e l’impegno di Cederna
la sezione trentina di Italia Nostra organizza tra ottobre e dicembre una serie di iniziative a Trento e a Rovereto:
due incontri dal titolo I “vandali in casa”. Testimonianze sullo stato del patrimonio culturale e ambientale in Trentino – dove alcuni qualificati relatori forniranno alcuni flash sulla situazione del Trentino di oggi – e la presentazione della recentissima riedizione del volume di Cederna – I vandali in casa – del 1956, curata da Francesco Erbani, giornalista che collabora alla redazione culturale de La Repubblica, vincitore nel 2003 del Premio di Giornalismo civile.

Il primo appuntamento è fissato per venerdì 6 ottobre ad ore 17.30 presso la sala conferenze del S.A.S.S. (in piazza Battisti a Trento) e sarà introdotto dal ricordo di Antonio Cederna offerto da Ulisse Marzatico, storico presidente della sezione trentina di Italia Nostra e amico dell’ambientalista milanese.

I “VANDALI IN CASA ”
Testimonianze sullo stato del patrimonio culturale e ambientale nel Trentino.
Omaggio ad Antonio Cederna a dieci anni dalla morte

Trento, venerdì 6 ottobre
S.A.S.S. (Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas) in Piazza Battisti

Ulisse Marzatico
L’impegno di Antonio Cederna per il Trentino: un ricordo

Daniele Gubert – Flavio Taufer
Un comitato per salvare il torrente Vanoi

Roberto Pancheri
Requiem per una piazza: il caso di Revò

Luigi Casanova
Un “mostro” in alta quota: Punta Rocca in Marmolada

Paolo Franzinelli
Tremalzo: la “terra promessa”

Luisa Romeri
Impianti e piste: l’incanto del paesaggio a rischio d’estinzione

Moderatore: Walter Micheli
L’incontro inizierà alle 17.30

Rovereto, venerdì 10 novembre
Sala della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
(Piazza Rosmini, 5)

Ezio Chini
La collezione d’arte del comune di Rovereto: un patrimonio da valorizzare

Giorgio Rigo
Montagna e in/civiltà dell’acqua: il caso dell’innevamento artificiale dal lago di Molveno

Elisa Nicolini
San Michele all’Adige: metamorfosi di un borgo antico

Chiara Felicetti
Sotto gli occhi di tutti: esempi tra Fiemme e Fassa

William Belli
Restaurare o stravolgere: la filanda Bettini a Rovereto

Paolo Mayr
Inerzia e oppurtunismo dei cittadini:
I casi di Malga Albi a Garniga, di San Cristoforo al lago e del rifugio “Scoiattolo” a Peio

Salvatore Ferrari
L’assalto ai centri storici : testimonianze dalla Val di Sole

Moderatore: Dario Zuccarelli

L’incontro inizierà alle 17.30


Trento, giovedì 7 dicembre 2006
[sala da definire]

Presentazione del libro:
I vandali in casa. Cinquant’anni dopo
(Editori Laterza, 2006)

di Antonio Cederna
a cura di Francesco Erbani

All’incontro interverrà il curatore del volume, Francesco Erbani, giornalista che lavora nella redazione culturale de La Repubblica, vincitore del premio di Giornalismo civile nel 2003

L’incontro inizierà alle 17.30

 Aggiornato il 8 ottobre 2006

Per salvare l'olmo di Piazza Fiera - lettera aperta di ITALIA NOSTRA

data: 
Sab, 09/04/2011

 

 

Lettera aperta al sindaco di Trento Andreatta, all’ex – sindaco, ora assessore provinciale all’Ambiente, Pacher e all’assessore provinciale all’Urbanistica Gilmozzi