Interventi a sostegno del territorio

Incenerimento dei rifiuti - Giornata nazionale contro i sussidi statali

data: 
Ven, 25/11/2005

 

No ai sussidi statali agli inceneritori

Italia Nostra aderisce alla giornata nazionale indetta dalla Rete nazionale Rifiuti Zero e da Greenpeace Italia contro i sussidi statali all’incenerimento dei rifiuti sabato 25 novembre.

Il nostro paese è l’unico in Europa ad incrementare la potenza e la politica dell’incenerimento, l’unico che abbia equiparato per legge la “termovalorizzazione” dei rifiuti a fonte energetica rinnovabile.

Le famiglie italiane pagano inconsapevolmente l’incenerimento con maggiorazioni sulla bolletta della luce e poi pagano a prezzo di mercato l’energia prodotta dagli inceneritori che bruciano i loro rifiuti.

L’incenerimento- dichiara Federico Valerio, responsabile scientifico del progetto “Cittadini IN Rete per il Riciclo”- è chiaramente un modo per trasformare i rifiuti in denaro per pochi e in diossina per tutti.
La sola alternativa è la raccolta differenziata per il riciclo, ma tranne poche isole felici l’Italia sembra averlo dimenticato, a dispetto della legge, della logica e dell’interesse collettivo”.

Per i dettagli su Cittadini IN Rete per il Riciclo:
www.italianostra.org
e-mail: retericiclatori@italianostra.org
Aggiornato il 12 dicembre 2005

Per informazioni sull'inceneritore - Lettera aperta all'assessore Grisenti

data: 
Giov, 27/10/2005

 

Lettera aperta all'assessore alle Opere pubbliche, Protezione civile, Autonomie locali: Silvano Grisenti
ATTENDIAMO COMUNICAZIONI ED ASSICURAZIONI URGENTI SULLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

Il 5 ottobre u.s., dopo tre giorni di vivace dibattito, è stato approvato dal Consiglio Comunale di Trento un corposo ordine del giorno, a titolo “ Per una politica integrata dei rifiuti”.
In esso, chiaramente orientato alla soluzione inceneritore, venivano poste numerose condizioni e clausole, venivano presi seri impegni, venivano previsti studi ed accordi preliminari, raccolta dati, ricerche e confronti tra soluzioni alternative.

Ad oggi giovedì 27 ottobre, dopo più di 20 giorni dall’ordine del giorno citato, non si è percepito alcun segnale, né dal Comune di Trento, né dalla Provincia.

Preoccupata ed amareggiata per questo inquietante silenzio, che perdura da molto più tempo rispetto a quest’ultimo atto, la Sezione Trentina di Italia Nostra chiede al Sindaco di Trento, rappresentante capofila dei Comuni, ed alla Provincia, in quanto Ente gestore dei rifiuti, se, in rispetto a quanto deliberato il 5 ottobre, siano state avviate concrete azioni politiche e tecniche.

In particolare ci preme ricordare:

    * la revisione del Piano Provinciale per lo smaltimento dei rifiuti, ormai obsoleto nel suo assetto attuale
    * il blocco dell’iter del progetto dell’inceneritore e delle opere accessorie (tra queste l’inutile ponte dei rifiuti) e dello studio di impatto ambientale, in quanto mancano le basi fondanti ed i parametri tecnici e sociali per eseguire una corretta progettazione e valutazione di impatto
    * la sospensione nel bilancio di previsione del Comune di Trento (e della Provincia) delle voci di spesa relative al “termovalorizzatore”
    * l’avvio dell’iter della Convenzione tra i Comuni della provincia, nella quale si definisca la ripartizione degli oneri, delle spese e delle scorie e si definiscano le modalità per il raggiungimento del 65% nella raccolta differenziata
    * la necessità di confrontare l’opzione inceneritore con le altre soluzioni possibili, in particolare con la produzione di combustibile da rifiuti (il C.D.R.), tecnologia molto flessibile, che porta ad un prodotto commerciabile
    * la necessità di localizzare sul territorio provinciale, sempre nella “ Convenzione tra i Comuni” idonee aree sulle quali realizzare impianti di compostaggio dell’organico seri, in ambiente chiuso, in depressione e quindi a basso impatto ambientale

Riteniamo questi primi atti assolutamente urgenti e necessari; alcuni sono immediati, se si hanno veramente buone intenzioni e doverosa prudenza nelle spese pubbliche (il blocco dell‘iter, la sospensione delle voci di bilancio), altri sono complessi e talvolta impopolari (i Comuni pensano erroneamente che a tutto provvederà mamma Provincia), ma comunque saranno occasione per i nostri Amministratori di dimostrare serietà, fermezza e preveggenza.

Per la Sezione Trentina di Italia Nostra
Il Presidente Paolo Mayr

Aggiornato il 10 dicembre 2005

Perché non creare un parco adeguato a Borgo Sacco? - Lettera aperta all'assessore Grisenti

data: 
Mar, 01/11/2005

 

Lettera aperta all'assessore alle Opere pubbliche, Protezione civile, Autonomie locali: Silvano Grisenti
PERCHE’ NON CREARE UN PARCO ADEGUATO A BORGO SACCO, NELL’AREA EX ALPE?

Borgo Sacco antico, operoso abitato di Rovereto, chiuso tra ferrovia ad est e fiume Adige ad ovest.
Il nucleo d’antica origine s’addensa in sponda sinistra, vicino al ponte; a questo si accostano e si estendono fino alla ferrovia, residenze, edifici industriali ed artigianali, chiese, cantine e ville nobiliari.

L’insieme è nel complesso armonioso, ricco di elementi stimolanti, di lembi di verde, penetrato dalle campagne coltivate a vite. Quello che manca è un’area verde, centrale, sufficientemente ampia, dove la popolazione possa trovare in piena libertà ristoro, dialogo, serenità. Di quanto queste strutture di aggregazione e di distensione siano necessarie, per il riequilibrio fisico e psichico, sono testimoni purtroppo i recenti episodi di violenza popolare. I casoni dormitorio, ma anche le casette a schiera ermeticamente recintate, non soddisfano certo gli abitanti, chiusi in piccole prigioni private, fonte di conflitti e di incomunicabilità.
Perché quindi l’amministrazione comunale di Rovereto non risponde alle giuste richieste degli abitanti di Borgo Sacco e propone invece un insoddisfacente compromesso tra parco e edilizia popolare?

Tanto più che l’area ex Alpe è di proprietà comunale, situazione assai rara, in quanto in genere le aree dismesse cadono inesorabilmente in mano ai soliti imprenditori; poiché l’edilizia popolare è assai più proficuo realizzarla recuperando l’esistente e perché il costo di trasformazione in parco può essere contenuto, in quanto i parchi più godibili sono quelli meno strutturati; semplici prati, armoniosamente configurati, con rade alberature.
Un esempio assai significativo si trova nel centro di Trento, nell’area dell’ex Ospedale S.Chiara, là dove negli anni settanta il movimento popolare, ma anche la lungimiranza dei politici di allora, seppero trasformare un’area prevista a centro direzionale (250.000 mc di edificato previsto), in luogo destinato a vero godimento collettivo.

Nella speranza quindi che anche a Borgo Sacco il coraggio e la ragione prevalgano, la Sezione Trentina di Italia Nostra chiede alla popolazione di Rovereto una forte attenzione al referendum di domenica 13, per non lasciarsi sfuggire un’importante occasione di crescita di civiltà per l’intera città. Sarebbe bello e positivo, infine, se i cittadini di Borgo Sacco, i primi interessati, per testimoniare la loro convinzione sulla necessità del parco pubblico, organizzassero una sottoscrizione per coprire almeno una parte delle spese necessarie.

Per la Sezione Trentina di Italia Nostra
Il Presidente Paolo Mayr

Aggiornato il 10 dicembre 2005

Parco di Paneveggio - Lettera al neo-eletto Presidente

data: 
Lun, 03/10/2005

Egregio Presidente,

mi sento in dovere di scrivere queste righe in seguito a quanto avvenuto durante l’ultima assemblea del Comitato di Gestione del Parco di Paneveggio Pale di S. Martino. In tale occasione, oltre alla Sua nomina a Presidente, si è anche proceduto alla nomina dei nuovi rappresentanti delle Amministrazioni comunali in seno alla Giunta del Parco. Svolte queste incombenze ha preso la parola il dr. Sartori, direttore del Parco, per annunciare la sua potenziale nomina a direttore di un parco nazionale, nomina condizionata ad un suo assenso entro il 24 ottobre p.v..

Questa notizia è caduta nel silenzio: né Lei né alcuno degli astanti (se si esclude la vo-ce degli ambientalisti) ha, anche solo per cortesia, mostrato un segno di dispiacere o di preoccupazione per il futuro del Parco che siamo chiamati ad amministrare.

Il Parco, nel caso che il dr. Sartori accettasse tale nomina, si troverebbe quindi senza una guida e una memoria storica che possa aiutare noi amministratori, molti dei quali finora estranei alle vicende del Parco, nello svolgere al meglio il nostro compito.

È cosa risaputa che dalla sua istituzione il Parco di Paneveggio è molto cresciuto, diventando una realtà concreta e ben definita sia nella comunità locale che nazio-nale ed internazionale, trovando una sua collocazione anche in ambito scientifico. Chi è attento osservatore sa infatti delle numerose pubblicazioni, delle collaborazioni con atenei e del crescente numero di laureandi che svolgono il loro tirocinio o la tesi presso il Parco. Tutto ciò si deve in gran parte all’opera del dr. Sartori che in questi 14 anni ha saputo caratterizzare e delineare le linee guida lungo le quali il Parco si è mosso, in osservanza ai criteri per la gestione stabiliti dalla legge istitutiva dei parchi provinciali. Persona competente e professionalmente preparata ha permesso contemporaneamente che il Parco diventasse una realtà viva e presente nel territorio.

Molti giovani locali hanno avuto, grazie al Parco, la possibilità di trovare un impiego idoneo alle loro attitudini, molte strutture sono state recuperate e riqualificate. Molto denaro è potuto circolare ed essere utilizzato per salvaguardare un bene che è sì di tutti i residenti nei comuni del Parco, ma che non è un loro bene esclusivo perché, proprio per il suo elevato valore ambientale, appartiene ad ogni cittadino che ne voglia godere in modo rispettoso. Molti sono infatti i turisti che scelgono di trascorrere in questa zona le loro vacanze anche perché a conoscenza della presenza di un parco naturale. E moltissime sono le proposte turistiche offerte dagli Organismi e dagli imprenditori privati che propongono il Parco come un valore aggiunto.

 La mia preoccupazione è che, nel caso il dr. Sartori si trovi costretto ad accettare la proposta del Ministro, il nuovo Comitato, la nuova Giunta e il nuovo Presidente del Parco perdano un punto di riferimento nella gestione accorta del patrimonio naturale e che, nell’attesa si trovi un sostituto idoneo alla carica di direttore, si resti in balia di interessi forti, ben rappresentati in seno agli organi istituzionali del Parco, non sempre conciliabili con le finalità per cui un Parco Naturale è stato istituito e che, purtroppo, possono minare il senso stesso della sua esistenza.

Distinti saluti.

Taziarga Lorenzet
rappresentante di Italia Nostra

Aggiornato il 25 ottobre 2005

Schema di Programma di Sviluppo del territorio - Osservazioni di WWF e Italia Nostra

data: 
Giov, 29/12/2005

 

I sottoscritti dott. Francesco Borzaga,
quale Presidente della Sezione –Trentino-Alto Adige del WWF-Fondo Mondiale per la Natura, Via Malpaga, 8 Trento,
e ing. Paolo Mayr,
quale Presidente della Sezione di Trento dell’Associazione Italia Nostra, Via Oss Mazzurana 54,
presentano le seguenti osservazioni relative allo Schema di Programma di Sviluppo per la tredicesima legislatura.

Le scriventi Associazioni, da tempo impegnate con osservazioni e richieste relative alla gestione del territorio trentino, giudicano complessivamente insoddisfacente e generico il testo presentato dalla Giunta Provinciale. Lo stesso infatti non affronta se non in modo superficiale alcune drammatiche emergenze caratterizzanti l’attuale Trentino, e non individua con sufficiente chiarezza le cause di gestione politica e amministrativa che di tali emergenze stanno all’origine.
È invece a nostro avviso di importanza fondamentale che il “programma di sviluppo” per la prossima legislatura dia priorità ai temi ambientali, onde evitare una crisi dovuta alle precedenti gestioni del territorio.

Ricordiamo qui come territorio e risorse di base siano limitati per definizione, e come di conseguenza sia profondamente errato prevederne una utilizzazione in funzione di uno sviluppo di cui non si siano stabiliti i limiti. Indichiamo nel presente scritto alcuni settori fondamentali nei quali già oggi si manifestano difficoltà e gravi problemi, destinati in futuro ad aggravarsi progressivamente.

1) Crescente e smodato consumo del territorio utilizzabile.

Il fenomeno riguarda l’intero Trentino, ma appare particolarmente grave in tutta l’asta dell’Adige, ove si collocano le più pregiate aree agricole, e nelle località di maggiore richiamo turistico, ove il Trentino dispone (o disponeva) della maggiore ricchezza ambientale e di paesaggio. Il recente provvedimento volto a limitare la costruzione delle seconde case e la speculazione immobiliare ad essa legata, di per sé apprezzabile, sembra tardivo e insufficiente. Lo sperpero di territorio è aggravato da una politica urbanistica megalomane e scoordinata, affidata alle iniziative dei singoli Comuni ed alle pressioni della rendita immobiliare. Grave risulta la sostanziale rinuncia della Provincia a gestire urbanistica e tutela del paesaggio. Una inchiesta sullo spreco di territorio a partire dal dopoguerra, facilmente realizzabile, risulterebbe illuminante e metterebbe in luce il buon fondamento della nostra osservazione.

2) Sfrenato sviluppo dell’attività estrattiva Il problema riguarda soprattutto, ma non unicamente il porfido e l’escavazione degli inerti.

Lo sfruttamento del porfido, denunciato tra l’altro di recente in una sede più autorevole, porta con se un pesante volume di traffico ed un grave inquinamento dei centri abitati. Il modo con il quale si è permessa e favorita l’indiscrimata crescita delle cave di porfido ha compromesso l’equilibrio ambientale dell’intera zona, ponendo a rischio la stessa sicurezza idrogeologica. Ricorderemo al riguardo l’episodio dello “Slavinac”, il franamento della discarica del “Graon”, i crolli nella zona estrattiva delle Grigne e i cedimenti del Monte Gorsa sopra Albiano. Ricordiamo la minacciosa situazione del lago di Lases, il degrado del lago di Valle ed il rischio ipotizzabile di uno svuotamento del lago di S.Colomba. Assai pesante appare ancora la compromissione dei conoidi in Valle dell’Adige e altrove, allo scopo di ricavarne inerti. Sottolineiamo come l’episodio delle cave di granito in Val Genova mostri come dallo sfruttamento non siano esenti neppure i Parchi Naturali. La sopradescritta gestione del settore estrattivo ha caratterizzato l’intero arco degli ultimi decenni, culminando nella tragedia di Stava. Neppure nella presente legislatura, nonostante richieste e solleciti, si è posto mano alla necessaria revisione di una normativa provinciale palesemente inadeguata, alla quale sono imputabili disfunzioni e gravi storture.

3) Insufficiente tutela delle preziose e limitate risorse idriche

Sia i corsi d’acqua presenti sul territorio, sia molti dei bacini lacustri dei quali il Trentino è così riccamente dotato sembrano trovarsi in una situazione critica. Nonostante la presenza di un piano di utilizzazione delle acque, il cui primario obiettivo sono la rinaturalizzazione ed il raggiungimento di un soddisfacente equilibrio ambientale, restano numerosi gli esempi di depauperamento della risorsa idrica, vuoi per lo sfruttamento idroelettrico, vuoi per l’uso agricolo. Citeremo il Fersina, il Cismon, il Sarca, il Chiese ed il Travignolo. Esistono casi di totale prosciugamento del corso d’acqua. Anche per quanto riguarda i laghi, le più recenti ricerche hanno rilevato un progressivo degrado. Osserviamo come l’attuale politica nei riguardi della risorsa idrica sembri più che altro attenta allo sfruttamento economico.

4) Politica del traffico e della mobilità

La politica provinciale in questo settore è totalmente squilibrata a pro delle grandi e costosissime opere stradali, che inevitabilmente moltiplicano l’uso privato dell’automobile e rendono antieconomico il trasferimento del trasporto merci su ferrovia. I problemi dell’inquinamento atmosferico e il crescente caos del traffico, urbano ed extra urbano, non vengono risolti ma sono piuttosto esasperati, dalla realizzazione delle grandi opere, progettate oltretutto e realizzate in modo volutamente frammentario, così da sottrarle ovunque possibile alla valutazione di impatto ambientale. I risultati di questo modo di procedere, che ha pesanti ripercussioni sul consumo del territorio, si traducono nello spostamento “a valle” dei problemi non affrontati e non risolti. Un tipico esempio al riguardo si può trovare nel collegamento stradale Rovereto-Riva, dove la necessità di una circonvallazione dell’abitato di Mori è stato usata come pretesto per imporre una soluzione di tipo autostradale, che ha complicato l’ter progettuale nel collegamento con Riva ipotecandone le scelte. In materia di traffico, occorre urgentemente affrontare e risolvere il problema della compatibilità ambientale del progettato collegamento ferroviario veloce Verona Innsbruck, che minaccia di compromettere l’intero tratto trentino della Valle dell’Adige.

5) Esagerato sostegno al turismo invernale e mancato collegamento tra agricoltura e turismo

L’evidente e ripetutamente contestato sbilanciamento della politica provinciale in favore del turismo invernale, con la messa a disposizione del settore di una troppo consistente quota delle risorse disponibili, ha prodotto e sta producendo gravi danni, compromettendo il paesaggio e l’ambiente in aree delicatissime e negli stessi Parchi Naturali. In campo agricolo non ci sembra condivisibile l’assoluto favore dato ai settori agricoli di tipo industriale, viticoltura e melicoltura, con sacrificio dei piccoli agricoltori e della diversificazione produttiva. Sottolineiamo come un turismo ed una agricoltura diversi, meno impostati su considerazioni di natura immediatamente economica, potrebbero risultare fattori fondamentali per la ricostruzione ed il mantenimento di un paesaggio rurale e di un equilibrio ambientale oggi in realtà compromessi. Per concludere rileviamo come dal documento presentato dalla Giunta Provinciale non traspaia la coscienza della dinamica negativa in atto che rischia di produrre irreparabili conseguenze in settori chiave della qualità della vita e dell’equilibrio ambientale.

Trento, 29 dicembre 2005

dott. Francesco Borzaga
dott. ing. Paolo Mayr
 Aggiornato il 25 gennaio 2006

Problema dei rifiuti - Note sul dibattito in corso

data: 
Lun, 10/10/2005

 

Abbiamo potuto osservare con soddisfazione come i problemi legati al ciclo dei rifiuti, in questi ultimi anni, grazie a tenaci azioni di controinformazione e di convincimento, siano stati affrontati in modo più cosciente, propositivo, diffuso, con risultati insperati molto positivi nel comportamento della popolazione.

Questo ha infastidito non poco il partito degli irriducibili amanti del fuoco, in particolare deve aver toccato il nervo giusto dell’Assessore Grisenti, se egli è uscito nell’intervista sul giornale l’Adige del 30 settembre, in scomposte e sconcertanti dichiarazioni del tipo: “ se non si farà l’inceneritore dovremo mangiarci i rifiuti; la raccolta differenziata spinta costerà al cittadino pantalone cifre altissime; lo smaltimento di un Kg. di immondizia potrebbe costare più di un Kg. di pane”. Leggendo questo, subito ci siamo ricordati di quando tanti anni fa qualche diabolico mestatore filo-americano aveva sparso la voce che i russi mangiavano i bambini; certo i cittadini non sono “pantaloni” come li vorrebbe Grisenti, ma resta il fatto che i venditori di spazzole miracolose o di pentole che cuociono da sole hanno ancora successo.

Non vi è peggior ascoltatore di colui che non vuole sentire, ciò nonostante insistiamo a invitare, chi è convinto che l’inceneritore comunque vada fatto, a recarsi in provincia di Treviso, dove si è evitata la costruzione dell’inceneritore con una intelligente e convinta organizzazione del ciclo dei rifiuti, per constatare come i costi siano contenuti e la popolazione soddisfatta; o in Germania, dove la scelta dell’inceneritore-raccolta differenziata, come si vorrebbe nella nostra provincia, ha portato, là sì, a costi molto elevati ed a vivaci proteste da parte della popolazione.

Il dibattito in corso si è spostato in questi ultimi giorni in Consiglio Comunale di Trento e dopo due giorni di accesa discussione è sfociato in un ordine del giorno sottoscritto dai membri di maggioranza, esclusi i Verdi e lo SDI, ma compresi, con nostra grande delusione, i rappresentanti di Costruire Comunità che si erano espressi in modo ben diverso in passato. In questo, nonostante le affermazioni, le condizioni, le attestazioni di impegno, etc., è chiarissima la volontà di fare l’inceneritore; esso è citato sette volte su undici punti, inoltre si è insistito a definirlo “termovalorizzatore” (7 volte in 11 punti), valutando in tal modo positivamente una macchina che in realtà brucia enormi quantità di preziose materie prime, con un ricavo energetico molto modesto, qualora nel bilancio energetico si detraesse onestamente l’energia spesa per la costruzione e la gestione dell’impianto e delle opere accessorie.

Del costo di quest’ultimo non si parla in alcun ordine del giorno, né si considera che nella Convenzione tra le Municipalità della Provincia si dovranno ripartire tra i Comuni anche le spese di costruzione. Inoltre della possibilità di produrre con il residuo un buon combustibile, il C.D.R., vi è un debolissimo accenno nel settimo punto, mentre questa condizione ci sembra fondamentale per poter evitare la costruzione dell’inceneritore o la predisposizione di nuove discariche; la possibilità reale cioè di completare il ciclo con un prodotto commerciabile, utilizzabile nei cementifici, nelle centrali termoelettriche od in inceneritori predisposti per il C.D.R.

Nell’ambito provinciale vi sono alcuni cementifici che, con costi molto più contenuti per contenere la linea fumi, potrebbero usufruire del C.D.R., al posto dei combustibili molto inquinanti ora in uso. Infine le parole dell’Assessore Grisenti “non vi saranno ritardi, perché io proseguo comunque” e le delibere per il progetto del ponte dei rifiuti, pongono seri dubbi sulla effettiva sospensione dell’iter di progettazione dell’impianto e delle opere accessorie, così come auspicato nell’ordine del giorno citato dal titolo “Per una politica integrata dei rifiuti”.

Il Presidente di Italia Nostra (sezione trentina)
Paolo Mayr

 Aggiornato il 25 ottobre 2005